Quasi 30mila i giovani che nel biennio 2016/17 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea. Emerge da un’analisi in relazione agli ultimi dati Istat che indicano un calo dello 0,9% della disoccupazione giovanile in Italia rispetto a febbraio 2018 e del 4,4% su marzo 2017.
Le nuove generazioni si pongono oggi, dunque, come motore dell’agricoltura del futuro con una crescita del 6% nel 2017 per un totale di 55.121 imprese agricole italiane condotte da under 35 che mette l’Italia al vertice nell’Unione Europea.
Possiamo anche osservare che le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. I giovani agricoltori usano il web e la tecnologia, 1 su 4 è laureato e conosce, almeno a livello scolastico, una o più lingue straniere, di solito l’inglese, mentre 8 su 10 sono abituati a viaggiare e andare all’estero, una caratteristica che permette di raggiungere e inserirsi in nuovi mercati e di mandare i propri prodotti in giro per il mondo.
E cresce anche la “reputation” del mondo agricolo; secondo un recente sondaggio, nel 57% dei casi oggi un giovane preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18%) o fare l’impiegato in banca (18%).
Siamo forse di fronte ad un cambiamento epocale? Forse. Certo oggi il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite.