La cosiddetta “economia circolare”, cioè l’economia di recupero (riciclo degli scarti, riparazione dei prodotti, ma anche noleggio e leasing), rappresenta una nuova promettente frontiera della nostra quotidianità. Secondo uno studio pubblicato di recente dall'organizzazione benefica inglese Wrap (Waste and resources action programme), questo settore potrebbe creare tre milioni di nuovi posti di lavoro nel nostro continente entro il 2030 e ridurre la disoccupazione per quella data di almeno 520mila unità.
Il rapporto della Wrap evidenzia il potenziale di impiego, le capacità richieste e le aziende coinvolte per ciascuno Stato membro, quantizzando in circa 3,4 milioni le persone che già operano nei vari settori legati all'economia circolare.
L'economia circolare è dunque un'alternativa all'economia lineare tradizionale, quella dell’iperproduzione e degli sprechi: cioè attualmente si produce con ritmi forsennati, si utilizza il bene per periodi sempre più limitati (sempre più ridotti i cicli di vita dei materiali) e si accrescono i rifiuti, i più nemmeno riciclabili. Il diktat della nuova economia è invece quello di sfruttare al massimo le risorse, per poi essere riciclate e riutilizzate.
Da un po’ di tempo si comincia a parlare di economia circolare applicata anche all'agricoltura. Non soltanto una scelta ambientale ed etica, ma decisamente obbligata se si tiene conto del fatto che nel 2050 la popolazione mondiale toccherà i 10 miliardi di individui: sfamare tutti gli abitanti della Terra, ma anche fornire acqua pulita e combustibili in grado di soddisfare i bisogni energetici della popolazione, rappresenta la principale sfida che l'agricoltura dovrà affrontare nell’immediato futuro. Per sfamare 10 miliardi di persone, l'attuale sistema agricolo dovrebbe essere in grado, in meno di 40 anni, di raddoppiare la produzione di soia e carne e di incrementare di un terzo quella di cereali.
Nei giorni scorsi di economia circolare applicata al mondo agricolo s’è parlato anche ad Expo di Milan, in un convegno svoltosi all'interno del Padiglione del ministero delle Politiche agricole. All'incontro hanno preso parte esperti del settore e rappresentanti delle istituzioni, tra cui il senatore Stefano Vaccari (segretario della Commissione Ambiente al Senato) e l'eurodeputato Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale al Parlamento europeo..
L'incontro ha permesso di approndire la conoscenza di peculiarità, vantaggi e benefici legati all'applicazione in agricoltura del concetto di economia circolare, nonché di riflettere sulla possibilità di ripensare i principi su cui si basa l'agricoltura moderna. In particolare s’è posta l’esigenza di recuperare le risorse sottratte al terreno – come gli scarti delle industrie agroalimentari, i reflui civili o il letame delle stalle – anziché importarle dall'esterno.
Durante l'evento è stato presentato il primo esempio in Europa di eccellenza nelle pratiche di implementazione dei principi di agricoltura circolare: il territorio neorurale della Cassinazza, azienda agricola situata tra le province di Pavia e Milano. L'azienda, che da vent'anni – tra le prime in Europa – mette in pratica i principi dell'economia circolare applicata all'agricoltura, si trova esattamente a Giussano, su un territorio rurale di 1300 ettari costituito da sette cascine, ed è gestita dalla società Acqua&Sole. E’ stato anche realizzato un documentario di presentazione di questo primo esempio europeo di impianto per il recupero e per il trattamento di substrati organici derivati dal ciclo e consumo degli alimenti e destinati al riutilizzo in agricoltura.
"Dal 1996 abbiamo intrapreso un percorso di rinaturalizzazione dell'azienda in linea con la Politica Agricola Comunitaria e finalizzata a ripristinare la giusta sintonia con gli elementi naturali e territoriali persi con la industrializzazione dell'attività agricola, introducendo correzioni che hanno permesso di massimizzare l'uso produttivo del territorio rendendolo compatibile con la maggiore biodiversità possibile – sottolinea Francesco Natta, amministratore delegato di Acqua&Sole. “Il recupero degli elementi nutritivi asportati dai raccolti e scartati nelle successive fasi di utilizzo ci ha resi autonomi da un punto di vista degli elementi nutritivi, riducendo l’inquinamento da nitrati e fosfati – continua Natta.
Oltre ad una migliore fertilità del suolo, in quasi vent'anni nel territorio della Cassinazza sono aumentate del 170 per cento le specie di uccelli, del 146 per cento le specie di libellule, del 105 per cento le specie di farfalle diurne, dell'81 per cento le specie di mammiferi e dell'80 per cento le specie di cavallette.
Tale attività, non va dimenticato, ripropone una pratica agricola tradizionale che in questi ultimi anni è stata abbandonata per il crescente uso di fertilizzanti minerali. Il ripristino di tale pratica si colloca tra le attività tipiche dell'economia circolare dove i rifiuti, se opportunamente gestiti, si trasformano da problema e costo ambientale in un vantaggio economico e un miglioramento ambientale. Grazie all’applicazione di tale filosofia si preservano la fertilità del terreno, la biodiversità e si diminuisce la quantità di rifiuti prodotti.
L’agricoltura circolare rappresenta anche uno strumento importante per ridurre il problema dell'erosione del terreno che causa la perdita, ogni anno nel mondo, di 24 miliardi di tonnellate di suolo.