La frutta secca fa bene, non solo alla salute ma anche all’economia. Da anni, infatti, crescono i consumi e, con essi, la produzione nazionale. Dinamicità anche nei rapporti commerciali con l’estero: in base alle elaborazioni su dati Istat, nei primi sette mesi del 2016 l’export di frutta secca ha toccato 31.597 tonnellate (+9% rispetto allo stesso periodo del 2015). Le importazioni, a loro volta, sono aumentate del 20,8%, raggiungendo le 104.000 tonnellate. Segno, dunque, che ci sono grandi opportunità di sviluppo per i produttori italiani.
Il trend positivo coinvolge soprattutto la nocciola che, complice il segno meno di tradizionali Paesi esportatori, è protagonista di un forte rilancio nel nostro Paese, secondo player mondiale con una quota del 14%. Le stime relative al raccolto 2016 si attestano sulle 130.000 tonnellate, contro le 127.000 rilevate dall’Istat nel 2015 su una superficie di circa 68.600 ettari. Ottime performance anche per quanto riguarda le rese produttive, frutto di una filiera collaudata ed efficiente, in grado di garantire elevati standard qualitativi sia per le nocciole a destinazione industriale (circa il 70% della produzione), sia per il consumo fresco.
La corilicoltura è quindi destinata a svilupparsi anche nei prossimi anni: si prevede entro il 2022 la riconversione in Italia di altri 20.000 ettari a nocciole – pari a un +30% di superficie e +40% di volume – che porterà la superficie nazionale a 90.000 ettari totali. A loro volta, l’aumento delle rese supererà il 40%, grazie all’adozione di tecniche colturali innovative che consentiranno un forte aumento della produttività. Una spinta ulteriore alla copertura del fabbisogno nazionale, se consideriamo che nel 2015 le esportazioni sono state pari a 19.125 tonnellate, contro le 47.153 importate.
Tra le regioni tradizionalmente più produttive, alle spalle della Campania, si posiziona il Piemonte con quasi 15.600 ettari. Quest’anno, l’incremento della produzione sul 2015 oscilla tra il 10% e il 40%. A dispetto delle bizze del clima e dell’abbondanza del prodotto, le quotazioni vanno da 400 a 430 euro al quintale. In particolare, la famosa cultivar Tonda Gentile Igp ha toccato quota 9,3 euro al kg per la destinazione industriale.