"Vita e sussistenza": è questo il tema celebrato quest'anno dalle Nazioni Unite nella Giornata Mondiale dell'Oceano. Oceano fonte di vita, che fornisce il 20% dell'assunzione media pro capite di proteine animali per più di 3,3 miliardi di persone a livello globale e lavoro a 260 milioni di persone lungo la filiera dei prodotti ittici, incluse le circa 60 milioni di persone che lavorano direttamente o indirettamente nel settore della pesca e dell'acquacultura (FAO, SOFIA report 2020).
Secondo la Banca Mondiale, la sussistenza del 90% delle persone impiegate nella pesca dipende dalla pesca di piccola scala; di questi, il 97% è rappresentato da comunità in Paesi in via di sviluppo che presentano alti livelli di povertà.
Una pesca sostenibile che favorisce la resilienza degli ecosistemi è più importante che mai: non solo per la necessità di preservare le popolazioni ittiche e gli ecosistemi marini, ma anche per garantire che le comunità che dipendono da essa sopravvivano e prosperino.
Favorire la sostenibilità della pesca a lungo termine in modo da permettere alle comunità di prosperare è un punto centrale del programma MSC: la sua certificazione della pesca si è dimostrata in grado di migliorare la produzione di informazioni scientifiche e lo sviluppo di capacità locali, e in determinati casi anche della governance locale, e dello sviluppo e dell'attuazione di piani di ricerca.
Il 17.41% delle catture globali è certificato MSC grazie a oltre 400 attività che pescano secondo lo Standard MSC a livello globale (Annual report MSC 2019-20); tra queste, 62 sono attività di piccola scala che impiegano oltre 80.000 persone (Making Waves, MSC 2019).
Le attività di pesca certificate costituiscono una fonte vitale di impiego, non solo nella pesca ma anche nella trasformazione, nel commercio e in altre attività relative alla pesca. Accesso a nuovi mercati e prezzi di vendita più vantaggiosi possono essere degli effetti positivi della certificazione per le piccole attività di pesca, come dimostra il caso della pesca al polpo nelle Asturie occidentali.
Nel Mar Cantabrico che bagna le coste della regione delle Asturie, nel nord-ovest della Spagna, la pesca del polpo è una tradizione secolare che fornisce reddito e sostentamento ai pescatori e alle loro famiglie.
Quella di Félix López Rua è una delle famiglie, circa 12, che pescano polpo attraverso nasse fin dal XIX secolo. Le trappole usate non lasciavano quasi nessuna traccia sul fondale marino e mantenevano al minimo gli scarti e le catture accessorie; inoltre, in collaborazione con il governo regionale, i pescatori avevano messo in atto un piano di gestione che prevedeva una chiusura della pesca da dicembre a luglio, un peso minimo di cattura di 1 kg, e un limite di 350 nasse per barca, con una quota complessiva di 10 tonnellate per imbarcazione per anno o per stagione. "Guadagniamo di più pescando meno" spiega Felix. "È più sostenibile per noi e per il polpo".
I pescatori erano convinti di partire da una buona base in termini di sostenibilità del proprio operato, ma erano alla ricerca di un metodo per svilupparlo e valorizzarlo appieno dal punto di vista economico, stabilizzando i prezzi e le catture. Essi avrebbero voluto un maggiore coinvolgimento nel processo decisionale e nella governance e soprattutto un modo per distinguere gli esemplari da loro pescati in modo sostenibile da quelli che non lo erano.
La soluzione a questi problemi è stata individuata nella certificazione MSC. Per ottenerla, nel 2014 quattro delle otto associazioni di pesca artigianale delle Asturie occidentali (note come "cofradías") si sono sottoposte a un'impegnativa pre-valutazione sulla base dello Standard MSC che ha messo in luce la salute della popolazione di polpo e il basso impatto della pesca sull'ecosistema, ma allo stesso tempo li ha indirizzari verso l'implementazione di regole di controllo delle catture (Harvest Control Rules in inglese) più stringenti e nella necessità di favorire conoscenze scientifiche più approfondite a livello di governo regionale.
Realizzati questi fondamentali miglioramenti, e a conclusione di un processo di valutazione della conformità allo Standard MSC condotto da un ente certificatore indipendente, quella delle Asturie Occidentali è diventata la prima pesca al polpo al mondo a essere certificata secondo lo Standard MSC. Il processo di certificazione ha portato a numerosi cambiamenti positivi nella pesca. Gli scienziati e i pescatori hanno lavorato insieme per scoprire le debolezze nell'applicazione delle norme, e anche il governo regionale ha migliorato i suoi strumenti e la sua capacità amministrativa. Le quattro cofradías hanno mantenuto le loro identità distinte pur collaborando strettamente tra esse e con tutte le organizzazioni e le autorità coinvolte.