Le caratteristiche
Verdure. Tante, di tutti i tipi. Preferibilmente lesse con un filo di oro verde (il nostro pregiatissimo olio d’oliva, quello che faceva nonno) a crudo. E poi pesce, formaggi (di vario tipo ma in primis la mozzarella), poca carne, di partenza bianca. Frutta, tanta frutta e carboidrati come pasta e pane. Non è la lista della spesa ma le somiglia non poco. Sono gli ingredienti più rappresentativi della Dieta mediterranea, il particolare regime alimentare che, quasi inconsapevolmente, mettiamo in pratica da sempre.
La Dieta mediterranea dei giorni nostri, intesa come regime alimentare frugale e sobrio, ricco di cerali, fibre, vino e olio extravergine di oliva, è vicina al tipo di alimentazione seguita già dagli antichi romani, e si conferma ancora oggi il migliore modello nutrizionale da seguire per star bene e proteggere la nostra salute.
L’origine degli studi
Che tra gli alimenti, la combinazione delle loro quantità e lo stile di vita ci fosse una regola, un connubio virtuoso, è recente scoperta. La Dieta mediterranea viene elevata a scienza solo nel ‘900. La paternità della ricerca sulla Dieta Mediterranea è attribuita a Lorenzo Piroddi (1911 – 1999), uno studioso ligure attivo dalla prima metà del ‘900, che individuò la connessione tra le abitudini alimentari e le malattie del ricambio. Per curare i pazienti, lo studioso elaborò una prima versione della Dieta Mediterranea, che limitava il consumo di grassi animali privilegiando quelli vegetali riscontrandone i benefici.
Ma il corpus comportamentale venne eretto a sistema scientifico con l’operato di un altro studioso, stavolta venuto da lontano. Grazie ad Ancel Keys (1904 – 2004), biologo e fisiologo statunitense, si consolidò l’espressione “Dieta Mediterranea” che ebbe in tal modo dignità medica e scientifica, riuscendo anche a codificare le caratteristiche della Dieta stessa.
Lo studioso, esperto di epidemiologia e nutrizionista alla School of Public Health dell’Università del Minnesota, si concentrò soprattutto sulla relazione fra l’alimentazione e le malattie cardiovascolari.
Attraverso un’ampia indagine chiamata “Seven Countries Study” (studio dei sette paesi, datato 1958), mise a fuoco la relazione tra alimentazione dei paesi mediterranei e statistiche sulle patologie dell’apparato cardiocircolatorio.
L’apporto fondamentale di Ancel Keys
Lo studio dimostra che la causa delle migliori condizioni di salute dei cittadini mediterranei, soprattutto relativamente alle malattie cardiovascolari, sta proprio nell’alimentazione.
Keys riuscì a rendere popolare la Dieta Mediterranea in tutto il mondo, auspicando soprattutto che i propri concittadini statunitensi cambiassero le proprie abitudini alimentari per migliorare le condizioni generali di salute della popolazione. Oggi sappiamo che aveva ragione, anche nell’analisi della salute pubblica d’oltreoceano. Ma perché Keys concentrò la propria attenzione su una dieta che non era la sua? Perché viveva in Italia. Per ben 40 anni ha vissuto a Pioppi, frazione di Pollica, nel Cilento salernitano, ed ha avuto l’occasione di studiare sul campo gli effetti benefici della dieta locale sulla salute della popolazione. Nel 1940 aveva creato la razione K, il celebre pasto per i paracadutisti dell’U.S. Army.
Nel 1975, Ancel e Margareth Keys pubblicarono il libro “How to Eat Well and Stay Well, the Meditarranean Way” ed è da allora che si parla apertamente di Dieta mediterranea.
Attualità della Dieta mediterranea
I vari tipi di cibo della Dieta mediterranea trovano un’efficace sintesi nello strumento chiamato “piramide alimentare”. Una vera piramide che dispone, dalla base verso l’apice, gli alimenti da consumare con frequenza decrescente nella settimana (in basso i più salutari e quindi consumabili praticamente ogni giorno, come l’ortofrutta), in alto quelli con cui è bene non esagerare. Il tutto arricchito da una serie di raccomandazioni nutrizionali valide per la popolazione adulta.
La “Dieta mediterranea” è facile da seguire e non presenta alimenti totalmente proibiti. Molto sinteticamente, le caratteristiche principali della “Dieta mediterranea” consistono in:
- alta frequenza di cibi di origine vegetale: frutta, verdura, pasta, pane, cereali (questi ultimi meglio se integrali), patate;
- consumo prevalente di cibi freschi e di stagione, quasi sempre di provenienza locale (avete presente il km 0? Ad esempio, frutta di stagione, verdure appena colte);
- olio d’oliva come principale fonte di grassi;
- consumo quotidiano di formaggi e/o yogurt, ma in quantità molto limitate;
- pesce, carne bianca, uova: qualche volta a settimana;
- dolci ricchi di zuccheri o di grassi saturi, solo poche volte a settimana;
- carne rossa piuttosto limitata, presente nella dieta qualche volta al mese.
Dal novembre 2010 la Dieta mediterranea (intendendo con tale locuzione “le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità”) è patrimonio immateriale dell’Unesco poiché “costituisce un insieme di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola, che comprendono le coltivazioni, il raccolto, la pesca, la conservazione, lavorazione, la preparazione e, in particolare, il consumo degli alimenti. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d’oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità”.
Non solo regime alimentare, dunque, ma uno stile di vita completo che lascia spazio alla socialità, privilegia le vite di comunità e riconosce l’importanza del ruolo delle donne nella società. Dovremmo esserne tutti orgogliosi.
I pericoli e gli attacchi di oggi
La cronaca e l’attualità ci consegnano uno scenario fosco, anche dal punto di vista alimentare. La ricerca scientifica, sempre più applicata al cibo, per il momento ha prodotto la carne sintetica, che nasce in vitro, in laboratorio e che in sostanza riproduce le tecniche di ricostruzione sintetiche della pelle; lo scorso novembre la Food&Drug Administration americana ha rilasciato l’autorizzazione a produrre il pollo in laboratorio. L’Unione europea, poi, ha autorizzato l’Irlanda ad apporre l’etichetta con avvertenze per la salute anche al vino, di fatto rendendolo pericoloso come il whisky. Per finire la carrellata degli scempi, ricordiamo anche che l’Unione Europea ha autorizzato l’immissione sul mercato di Acheta domesticus, cioè grilli domestici in polvere parzialmente sgrassata. Il grillo domestico è il terzo insetto approvato in UE (dopo le tarme della farina essiccate e la locusta migratoria). I prodotti contenenti questi nuovi alimenti saranno etichettati per segnalare potenziali reazioni allergiche.
Di fronte a tutto ciò, non possiamo che ribadire la centralità ed il nostro più sincero appoggio alla Dietra mediterranea.