Il Giappone, con oltre 126 milioni di abitanti, rappresenta uno dei mercati più interessanti per l’Italia grazie soprattutto alla grande attenzione che gli asiatici riservano al “made in Italy”. Non a caso nell'esposizione internazionale di cibo e bevande "Foodex Japan 2015", la più grande manifestazione dedicata all'agroalimentare in Giappone, l'Italia è presente come primo Paese straniero con oltre 150 aziende.
Fin nell'antichità la coltura principale del Paese è il riso, croce e delizia per l’agricoltura nazionale. Un’importanza testimoniata dal fatto che il valore di un feudo era misurata in kooku, unità di misura che indicava la quantità di riso necessaria a sfamare una persona per un anno.
La crescente industrializzazione, con i trasferimenti di massa nelle città, ha ulteriormente penalizzato le campagne, dove lavora solo il 6 per cento della popolazione attiva, di cui circa la metà ha più di 65 anni. Attualmente soltanto il 15 per cento del suolo giapponese è riservato all'agricoltura. Ciò sta accentuando problemi di declino in alcune zone rurali, sempre più isolate. Il tentativo più recente di invertire tale tendenza negativa è la “Legge fondamentale sull'alimentazione, l'agricoltura e le zone rurali” del luglio 1999, che mira a favorire il ruolo multifunzionale dell'agricoltura e a promuovere rapporti più stretti tra produttori e consumatori in una logica più liberale. Tra le esperienze più interessanti relative alla sicurezza alimentare e all’attenzione per la qualità dell'ambiente va segnalata la rete “Seikatsu Club” che conta oltre 250 mila associati, una sorta di Gruppo d’acquisto.
Parallelamente al riso, si coltiva molta ortofrutta per l’enorme mercato urbano. Celebri i ciliegi, ma anche i gelsi (utilizzati per i bachi da seta, che si nutrono delle loro foglie). Inoltre cereali e legumi tipici delle zone a clima temperato, poi canna da zucchero, tè e tabacco.
L’attenzione dell’Italia per il mercato giapponese ha trovato conferma nella visita istituzionale del nostro ministero delle Politiche agricole, Maurizio Martina, nel Paese nipponico. Al centro degli incontri le questioni relative agli scambi commerciali tra Italia e Giappone, insieme ad alcuni dossier fitosanitari e a quelli relativi a kiwi, arance e carne bovina, fino alla tutela delle indicazioni geografiche, modello al quale i giapponesi guardano con particolare interesse. Questi sono anche i temi a cui è dedicato il "Joint statement", protocollo d'intesa del per il dialogo strategico tra Italia e Giappone in materia agricola, che è stato firmato insieme al ministro dell'Agricoltura giapponese, Hayashi.
"Il Giappone è un partner strategico per l'agricoltura e l'agroalimentare italiano – sottolinea il ministro Martina – nel 2014 l'export italiano verso questo Paese ha fatto registrare un forte incremento, con una crescita percentuale a doppia cifra. Girando tra i padiglioni di Foodex ho visto centinaia di operatori giapponesi cercare il vero ‘made in Italy’, dimostrando curiosità e passione vera per i nostri prodotti, 'ambasciatori' dei nostri territori. Da fuori ci si rende conto ancora meglio di quanto sia necessario lavorare di più per promuovere al meglio questi talenti, portare la nostra tradizione italiana nel mondo. Penso che l'occasione di Expo possa essere acceleratore di molti percorsi utili con Paesi come il Giappone, con il quale abbiamo firmato proprio per questo un accordo per proseguire il lavoro insieme".