Il Consiglio dei Ministri in data 7 aprile ha approvato, sebbene in via preliminare, lo schema di decreto legislativo che prevede l"introduzione di nuove fattispecie di reato sinora non previste dal nostro ordinamento penale, ed estende agli illeciti ambientali la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e degli enti" (decreto legislativo 231/2001). Il presente intervento normativo intende recepire le direttive nn 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 sulla tutela penale dell'ambiente ed alla direttiva 2009/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che modifica la direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni per violazioni. Il provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri si compone di tre articoli ed opera in due distinte direzioni.
La prima, inserendo gli articoli 727-bis e 733-bis, introduce due nuove fattispecie di reato nel codice penale:
- il primo (articolo 727 bis c.p.) è rubricato «uccisione, distruzione, cattura, prelievo o possesso di esemplari di specie animali o selvatiche protette» ed è certamente di minimo impatto per le attività produttive;
- il secondo (nuovo articolo 733 bis.c.p.) è finalizzato a rendere concreta ed efficace la tutela dei siti protetti comunitari della rete "natura 2000": chiunque «distrugge o comunque deteriora in modo significativo un habitat all'interno di un sito protetto è punito con l'arresto fino a 18 mesi e con l'ammenda non inferiore a 3mila euro».
Venendo all'estensione ai reati ambientali del Dlgs 231/01, i più rilevanti (a cui sono collegate sia sanzioni pecuniarie, sia le rilevanti sanzioni interdittive fino a un massimo di sei mesi) sono: lo scarico illecito di acque reflue industriali, la discarica abusiva, le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e l'inquinamento marino colposo e doloso da navi. Per le attività illecite di gestione dei rifiuti, di omessa bonifica di siti inquinati e di emissioni in atmosfera, sono disposte considerevoli sanzioni pecuniarie.La seconda direzione del provvedimento mira ad estendere la responsabilità delle persone giuridiche a tutti quegli illeciti commessi in violazione delle norme a tutela dell'ambiente e posti in essere anche da propri dipendenti, dalla commissione dei quali devono aver tratto vantaggio o avuto interesse. Lo schema normativo prevede condotte a rilevanza penale suddivise in tre grandi aree a seconda della gravità dell'illecito commesso, da cui derivano le sanzioni di natura pecunaria da applicare secondo il meccanismo delle quote. Laddove vengano rilevate ed accertate infrazioni al "Codice dell'ambiente" e da inquinamento provocato da navi è prevista anche l'applicazione di sanzioni interdittive, per un massimo di 6 mesi. Il progetto normativo costituisce un importante passo in avanti verso la lotta a difesa dell'ambiente che nel nostro Paese assume tinte ancor più forti in ragione di fattori tra di loro certamente conflittuali: elevata densità di popolazione, criminalità organizzata dedita allo smaltimento illecito di rifiuti ed elevato livello paesaggistico e naturalistico che unitamente ai siti storici ed artistici fanno dell'Italia un luogo unico ed irripetibile.
Il progetto normativo mira proprio a colpire le attività della criminalità organizzata che rappresentano una delle minacce più serie per l'ambiente. Il "business" dei rifiuti è difatti diventato una delle attività più lucrose per le organizzazioni mafiose e richiede sempre nuovi strumenti ed un forte collegamento operativo fra gli organi dello Stato impegnati in questo campo. L'Europa potrebbe non apprezzare il ridotto profilo della normativa in esame che, limitandosi alla introduzione di solo due nuovi reati, certamente non rispecchia appieno le ambizioni delle soprarichiamate direttive comunitarie. Sarà onere delle autorità preposte e della magistratura garantire la rigorosa applicazione delle norme approvate, fermo restando il generale bisogno di elevare il senso di rispetto per l'ambiente che ciascun cittadino deve accrescere e trasmettere alle future generazioni.