Ad indagare, ufficialmente, è la procura di Lecce. Occorre capire come sia arrivato nel Salento il batterio della Xylella, che avrebbe già colpito oltre un milione di piante (sulle dieci milioni salentine e sessanta milioni pugliesi). Un batterio, individuato per la prima volta nel 2013, che sta sterminando gli ulivi, diventando anche un caso giudiziario per i danni che sta procurando all’agricoltura e al turismo, oltre che alla cultura del territorio.
Le ipotesi prese in considerazione riguardano un workshop tenuto nel 2010 all’Istituto agronomico mediterraneo (Iam) di Valenzano, in provincia di Bari. In tale occasione, per motivi scientifici, venne autorizzata l’introduzione di germi patogeni a scopo di sperimentazione. Gli scienziati portarono un campione del batterio responsabile della Xylella e c’è chi si domanda se quel campione possa essere stato responsabile di tutto quello che sta succedendo. A ciò dovrà rispondere il pubblico ministero leccese che sta seguendo l’inchiesta, Elsa Valeria Mignone.
Una seconda ipotesi mette sotto accusa alcune piante ornamentali approdate a Gallipoli, importate dall’Olanda, anche se provenienti dal Costarica.
Sta, invece, facendo molto clamore l’ipotesi dolosa portata avanti da un gruppo di artisti (compreso Nando Popu, cantante dei Sud Sound System) e di associazioni pugliesi e rilanciata su vasta scala dall’attrice Sabina Guzzanti, che ha fatto propria la battaglia per salvare gli ulivi del Salento dopo aver presentato in Puglia il suo ultimo film “La trattativa”.
Secondo questo gruppo, dietro alla moria delle piante ci sarebbe un complotto organizzato dalla multinazionale Monsanto con la collaborazione di produttori israeliani di piante Ogm. Tra le prove del complotto l’esistenza di una ditta il cui nome è l’anagramma di Xylella, ovvero la Allelyx, che ha sequenziato il dna del batterio e che ha brevettato un composto chimico per debellare la Xylella.
A supportare le ipotesi più sinistre c’è anche un noto agronomo di Lecce, Cristian Casili, che si sta assiduamente occupando dell’epidemia di Xylella e degli abbattimenti degli ulivi.
La Monsanto, secondo queste accuse, mirerebbe a far abbattere quanti più alberi possibile per sostituirli con ulivi Ogm resistenti ai parassiti e ai batteri come la Xylella. Ipotesi che sta dividendo l’opinione pubblica.
Di certo, ci si domanda, come mai piante secolari e molto resistenti improvvisamente vengono sterminate da un batterio? Colpa soltanto della globalizzazione? Quale danno complessivo subirà la Puglia nell’abbattere una quantità enorme di piante, considerato che l’epidemia potrebbe ora coinvolgere anche le province di Brindisi e di Taranto?
L’abbattimento di milioni di piante di ulivi determinerebbe un immane disastro economico per migliaia di famiglie che vivono, da sempre, sul raccolto delle olive da olio incidendo, nel contempo, anche sull’immagine turistica del territorio.
E’ davvero possibile che il batterio della Xilella fastidiosa sia prodotto in laboratorio da qualche multinazionale americana, sostenitrice delle campagne elettorali presidenziali americane e avida di territori agricoli in tutto il mondo?
La Guzzanti ne è convinta. E scrive: “Ero in Salento per ‘La trattativa’ e sentite cosa ho scoperto: c'è un batterio che si chiama Xylella che è apparso da una decina d'anni. Qualcuno sospetta che sia costruito in laboratorio da una multinazionale brasiliana che ha un nome che è l'anagramma di questo batterio. Chi mi ha raccontato queste cose è Cristian Casili, agronomo che studia il fenomeno da molto tempo. Alcuni ulivi salentini sono stati attaccati. Con uno studio molto approssimativo fatto su 20 mila ulivi (20 mila su 11 milioni) ne sono stati trovati 500 malati. Malati non si sa nemmeno se tutti attaccati dalla Xylella perché potrebbe essere anche un fungo. Morale: hanno deciso di spargere un insetticida velenosissimo prodotto dalla famigerata Monsanto e di sradicare un milione di ulivi da sostituire con ulivi Ogm immuni al batterio prodotti sempre dalla Monsanto, batterio forse inventato dalle stesse multinazionali che offrono il rimedio”.
Chi avrà ragione?