Si era sparso un po’ di malumore, fino a ieri, perché l’Italia tardava. C’era una scadenza da rispettare, quella del 3 ottobre, per comunicare ufficialmente la propria posizione di stato membro circa la coltura degli ogm.
Alla fine, però, la missiva è arrivata. L’Italia dice no alle coltivazioni Ogm. Il ministro Martina, assieme ai colleghi Galletti e Lorenzin, ha inviato alla Commissione Ue le richieste di esclusione di tutto il territorio italiano dalla coltivazione di tutti gli Ogm autorizzati a livello europeo.
Soddisfatte le principali organizzazioni agricole ed anche gli ambientalisti: «l’Italia si conferma Paese libero dagli OGM» ha detto Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia.
Il ministro Martina ha dichiarato: «La decisione nasce per salvaguardare il nostro modello agricolo. Abbiamo confermato il divieto di coltivazione degli Ogm nel nostro territorio, attuando la nuova normativa europea che dà più autonomia agli Stati membri. La nostra scelta guarda alle caratteristiche del modello agricolo italiano, che vince e si rafforza puntando sempre di più sulla qualità e sulla distintività».
Ben 8 italiani su 10 contrari – Nel frattempo, un’indagine demoscopica di Ixè ha verifcato che il 76% degli italiani si dice contrario agli ogm. Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) pongono seri interrogativi sulla sicurezza ambientale, ma si configurano come un modello produttivo ed economico esattamente contrario al Made in Italy, fatto di omologazione e perdita di istintività
Il trend in Europa – In Europa, ad oggi, il paese che più produce ogm, soprattutto mais, è la Spagna, mentre superfici coltivate ad ogm sono residuali in Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania.
Photo credit to biznews.com