Il prossimo 20 maggio sarà la Giornata mondiale delle api, occasione per ricordare che recentemente l'ape nera del Ponente ligure è diventata presidio slow food. Si tratta di un'ape autoctona, un ecotipo frutto di un'ibridazione naturale stabile che va avanti da millenni: quella tra l'ape bionda, l'Apis mellifera ligustica endemica della penisola Italiana, e la nera Apis mellifera mellifera, proveniente dalla vicina Francia.
L'area di residenza coincide all'incirca con la provincia di Imperia, un'area di confine, tra il mare e la montagna. Un territorio di strette e lunghe valli, spesso inaccessibili e selvagge dove questa popolazione di api ha trovato l'habitat ideale per svilupparsi.
L'ape nera si è adattata al microclima e alla flora del Ponente ligure, imparando a gestire le risorse e a volare anche in condizioni climatiche avverse. La caratteristica più interessante dell'ape nera del Ponente ligure è però la capacità di resistere alle minacce che mettono a repentaglio la sopravvivenza di tante altre api, e in particolare l'acaro chiamato Varroa destructor.
Questa ape fronteggia seri pericoli: oltre agli effetti disastrosi del cambiamento climatico, dell'utilizzo di pesticidi in agricoltura e ai danni dovuti alla Vespa velutina (un insetto noto anche come calabrone asiatico che nutre le proprie larve cacciando le api in volo), deve fare i conti anche con l'erosione genetica. In altre parole, l'ape nera del Ponente ligure rischia di scomparire a causa dell'introduzione reiterata, da parte dell'uomo, di altre sottospecie di api o di ibridi commerciali. La riproduzione delle api non avviene in ambiente controllato, ma nel cosiddetto volo nuziale. Il rischio è che l'ape regina venga fecondata da fuchi (i maschi delle api, ndr) di altre sottospecie e che così si disperda il lavoro di selezione e l'adattamento fatto dalla natura.