Dalla mela di Newton l’uomo teorizzò la legge di gravità. Chissà che dalla mela ogm non si scopra qualche altra cosa. La Okanagan non si annerisce quando la si è tagliata a fette o se subisce un'ammaccatura e mantiene sempre il suo colore. La mela che non imbrunisce potrebbe – secondo consumatori ed ambientalisti – provocare danni alla salute; preoccupati che i mutamenti genetici possano avere conseguenze indesiderate su insetti, animali ed esseri umani. La società canadese che la commercializza (la Okanagan Specialty Fruits Inc) afferma che le sue mele sono state sottoposte a 'esami rigorosi', e sono 'probabilmente le mele più testate del pianeta'.
Negli Stati Uniti, contrariamente a quanto avviene in Europa, non è obbligatorio etichettare i prodotti biotech, quindi, una volta sui banchi dei supermercati, nessuno potrà distinguere le mele artiche Okanagan dalle altre della stessa varietà non OGM.
In Italia la notizia è stata ripresa da 'Repubblica' e da 'Il Sole 24 Ore'. Secondo quanto risulta a quest'ultimo quotidiano 'i ricercatori dell’Okanagan non hanno introdotto nuovi geni, ma si sono limitati a manipolare la sequenza dello stesso frutto: riducendo l’enzima responsabile dell’imbrunire, il polifenolo ossidasi, la mela può essere sbucciata, tagliata a fette e conservata senza scadenze. Il processo è stato effettuato sulle sequenze geniche della sola mela, senza immissioni dall’esterno di alcun genere'.
Alla Northwest, associazione dei produttori, si dicono 'preoccupati per l’impatto sul marketing' della doppia novità: costi addizionali (che si scaricherebbero sul prezzo di vendita), impatto estetico della mela, 'meno naturale e meno genuina' di quella in tavola da sempre.