Per la Giornata Mondiale della Terra ed in occasione del primo anniversario della ratifica dell’Accordo di Parigi sul Clima (COP21), Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition e Milan Center for Food Law and Policy scattano un’inedita foto su come la produzione di cibo impatta su ambiente e consumo di suolo in Italia e nel mondo.
E lanciano il Food Sustainability Report: documento trimestrale che opera come una “lente d’ingrandimento” per mostrare a istituzioni, media, stakeholder, società civile e policy maker quali sono i principali temi internazionali su cibo e sostenibilità. Dal primo numero emerge un vero e proprio paradosso: aumentano le coltivazioni, ma – drammaticamente – si fanno strada fame e carestia e con la crescita demografica attesa al 2050 la situazione diventerà ancora più a rischio.
Quasi il 40% della superficie terrestre è sottoposta alle attività agricole e zootecniche, con una porzione di suolo idoneo alla coltivazione pari a 4,4 miliardi di ettari (ossia 146 volte l’Italia), eppure negli ultimi 40 anni è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili. E in molte regioni i problemi relativi alla qualità del suolo interessano oltre metà delle terre coltivate, specialmente in Africa Sub-Sahariana, in America del Sud, nel Sud-Est Asiatico e in Nord Europa.
Insomma, ogni anno il pianeta perde una superficie agricola grande quanto l’Italia (come se ogni giorno si perdesse l’equivalente della superficie totale della città di Berlino). Analizzando i dati si scopre che, negli ultimi 50 anni, a livello globale: la superficie coltivata è aumentata del +12%; è raddoppiata la superficie irrigata globale a causa dell’aumento netto delle terre coltivate; è triplicata la resa delle principali coltivazioni. Intanto, la crescente pressione demografica e il benessere di fasce sempre più ampie di popolazione sta portando ad un nuovo aumento della domanda di produzione alimentare che, al 2050, è stimata in un +70% rispetto al 2009, con picchi del +100% nei paesi in via di sviluppo.
Eppure, la distribuzione di terra e risorse idriche non favorisce i Paesi che hanno bisogno di produrre di più in futuro: la disponibilità media di terra coltivata pro capite nei paesi a basso reddito è meno della metà di quella dei paesi ad alto reddito e generalmente meno adatta alla coltivazione.