È inverno ma sembra proprio che in Germania faccia caldo. Già nelle scorse settimane si sono verificate massicce proteste in Francia, Olanda e Polonia ma è a Berlino che il malcontento di un’intera categoria ha raggiunto le sue dimensioni più massicce. Oltre 560 trattori si sono messi in marcia da tutto il Paese verso Berlino, mentre disagi e blocchi stradali – compreso qualche blocco all’ingresso delle autostrade – si sono susseguiti in varie altre parti del Paese, dalla Baviera al Meclemburgo-Pomerania Occidentale.
Si tratta di una enorme protesta. I cortei motorizzati sono stati in qualche modo sollecitati dalla “green austerity” imposta da Bruxelles. Che cosa rimproverano i produttori teutonici alla politica? Soprattutto i tagli agli aiuti di Stato per il settore, imposti dal governo guidato da Scholz. Misure rese ancor più gravose dall’aumento dell’imposizione fiscale per far fronte alla transizione ecologica. Nello specifico, gli agricoltori si oppongono al taglio delle sovvenzioni al diesel e all’abrogazione dell’esenzione dell’imposta per i veicoli a uso agricolo.
A fronte dei primi focolai di protesta, il cancelliere ha dovuto fare marcia indietro (permarrà l’esenzione per i veicoli, mentre le sovvenzioni per il diesel saranno cancellate gradualmente fino al 2026) ma agli agricoltori tedeschi non basta: il comparto non va toccato tout court. “Chiediamo alla cittadinanza di comprendere. Non vogliamo perdere il grande sostegno e la solidarietà che stiamo ricevendo da ampi settori della società“, la frase riportata da Stern ed attribuita al presidente dell’Associazione tedesca degli agricoltori, Joachim Rukwied.
E le istituzioni cosa rispondono? Il ministro dell’Economia, Habeck, ha lanciato l’allarme su ipotetiche “fantasie di sovvertimento“. A fargli eco alcuni organi di stampa tedeschi, che temono che la protesta possa subire l’infiltrazione di gruppi di estrema destra. Certo la questione è di difficile risoluzione, monitoreremo.