Ricerca scientifica e collaborazione internazionale sono strumenti chiave per il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza nucleare e protezione della popolazione e per individuare il punto di equilibrio tra l’esigenza prioritaria della sicurezza e l’opportunità di continuare sulla “strada” del nucleare per i Paesi che già la percorrono. È emerso durante il workshop “Five years after Fukushima: Finding the Balance”, organizzato dall’ENEA a cinque anni dal terremoto e dallo tsunami che hanno innescato l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.
Al centro del dibattito, due recenti studi realizzati “sul campo” dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) delle Nazioni Unite e dall’Agenzia per l’Energia Nucleare (NEA) dell’OCSE e presentati nell’ambito del convegno alla presenza di esperti e scienziati provenienti da tutto il mondo.
Il rapporto dell’IAEA dal titolo “The Fukushima Daiichi Accident” è il risultato della collaborazione di 180 esperti provenienti da 42 Stati membri e numerosi organismi internazionali, e fornisce informazioni utili ad autorità nazionali, organizzazioni internazionali e organismi di regolamentazione nucleare su descrizione dell'incidente, evoluzione, cause e conseguenze.
Lo studio realizzato invece dall’Agenzia per l’Energia Nucleare dell’OCSE, dal titolo “Five Years after the Fukushima Daiichi Accident: Nuclear Safety Improvements and Lessons Learnt”, raccoglie i risultati di studi e analisi svolti negli ultimi cinque anni dal punto di vista sanitario, radiologico ed ambientale, dai quali emergono gli strumenti “chiave” su cui fondare il futuro approccio al nucleare tra cui: sicurezza, responsabilità condivise, cooperazione, ricerca e sviluppo.
Nell’ambito del workshop è emersa inoltre l’esigenza di una riflessione “a tutto tondo” sugli aspetti tecnici, normativi e sociali del “dopo Fukushima” e sul ruolo della comunità scientifica come garante della sicurezza – ribadito anche nell’Emendamento alla Direttiva Euratom del Consiglio dell’Unione Europea sulla sicurezza nucleare. Strumento fondamentale anche la comunicazione della sicurezza, a garanzia di trasparenza e responsabilità finalizzate alla tutela della popolazione e dell’ambiente.
“L’evoluzione del quadro internazionale per la sicurezza nucleare deve procedere verso l’individuazione di un punto di equilibrio fra l’esigenza di sicurezza e il fabbisogno energetico anche di quei Paesi – come l’Italia – che hanno fatto scelte differenti – ha dichiarato il ricercatore ENEA Paride Meloni – Punti fermi: ricerca scientifica – fondamentale per la sicurezza di tutte le attività nucleari – siano esse legate alla produzione di energia, all’industria o alla medicina e cooperazione internazionale per facilitare il raggiungimento di nuovi standard di sicurezza”.