Nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si è svolto un incontro su: “La grande bellezza del paesaggio italiano: tra città e campagna”, organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche in avvicinamento a Expo 2015. L’evento ha voluto essere un’anticipazione dell’iniziativa di più ampio respiro che, sempre con il titolo “La grande bellezza del paesaggio italiano” (www.expo.cnr.it), si svolgerà a Milano il prossimo 15 settembre. Infatti il Cnr è il partner scientifico del Padiglione Italia ad Expo 2015 ed in questo ambito, per ognuna delle 24 settimane di durata di Expo, organizzerà un evento divulgativo su vari argomenti, tra i quali appunto il paesaggio.
Dopo l’introduzione al tema, fatta dagli organizzatori dell’evento, la ricercatrice Ccn Silvia Fineschi e l’agronomo paesaggista Alberto Giuntoli dello Studio Bellesi Giuntoli, i moderatori Marco Hagge (giornalista Rai) e Roberto Reali (Cnr) hanno invitato i partecipanti ad affrontare l’argomento, ciascuno dal proprio punto di vista. E’ stato infatti evidenziato come il paesaggio sia un tema multidisciplinare, che investe diversi aspetti culturali e varie professionalità. A dibattere presso i Georgofili c’erano infatti autorevoli personalità appartenenti a mondi diversi: Salvatore Settis (Scuola Normale Superiore), Graziano Rossi (Società Botanica Italiana), Franco Scaramuzzi (Presidente Onorario Accademia dei Georgofili).
Il professor Scaramuzzi ha evidenziato come sia di fatto impossibile pretendere che il paesaggio agrario resti com’è perché in questo modo schiacceremmo l’agricoltura e così non esisterebbe più neppure il paesaggio agrario. “Il paesaggio che vogliamo tutelare è nato con gli agricoltori; sono secoli che gli agricoltori introducono piante nuove: la vite, il cipresso, l’olivo, il girasole, ecc. – citati come marchi del paesaggio toscano – sono piante non indigene e gli agricoltori non le hanno introdotte per l’estetica ma per il loro reddito, per la loro competitività sul mercato. Non si può negare la libertà di scelta ad un imprenditore – ha detto Scaramuzzi.
Il professor Settis ha fatto un excursus sulle varie norme legislative che si sono succedute a proposito del paesaggio nel corso degli anni dagli inizi del XX secolo ad oggi, evidenziando la necessità di “de-esteticizzare” il paesaggio, ovvero non tutelarlo perché è bello bensì attraverso l’introduzione e la diffusione di una cultura del rischio, cioè la consapevolezza del fatto che alcune risorse sono in esaurimento (l’acqua, il suolo, il cibo …) e sono messe a rischio da una gestione improvvida e miope del territorio.
Francesco Miari Fulcis, dal punto di vista dell’imprenditore agricolo, ha sottolineato come gli agricoltori hanno sempre saputo gestire il loro territorio, nel corso dei secoli. Purtroppo oggi l’agricoltura è anche ostacolata dalla burocrazia e da legislazioni che non tengono conto di due criticità insite nell’attività agricola: l’impossibilità di delocalizzare e la lunghezza dei cicli vegetativi; per questo motivo gli agricoltori dovrebbero maggiormente essere coinvolti e tenuti in considerazione quando si legifera in materia di paesaggio.
Anche il botanico Graziano Rossi ha ribadito che il paesaggio non prescinde dalla presenza umana e che esso, in quanto bene riconosciuto che va al di là dell’estetica, va anche tutelato. L’agricoltore è il migliore tutore dell’ambiente e della biodiversità anche a garanzia della qualità delle produzioni. In altri stati europei agli imprenditori agricoli vengono garantite le condizioni economiche per sopravvivere, da noi non sempre. Ambiente, agricoltura e paesaggio non devono essere assolutamente messi in contrapposizione.
La tavola rotonda è stata conclusa dalle considerazioni di Settis e Scaramuzzi, i quali hanno concordato sulla necessità di trovare al più presto una soluzione condivisa che tuteli il paesaggio, salvando però l’agricoltura magari mettendo mano alle normative inerenti i diversi aspetti, spesso contrastanti e in sovrapposizione tra loro.