Ogni anno nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Una quantità esorbitante che Governi e istituzioni hanno il dovere di ridurre drasticamente. E’ tra gli obiettivi di Expo: mettere a punto unaCarta di Milano che contenga i nuovi diritti e doveri dell’umanità sul cibo. Un documento condiviso, serio, scientificamente corretto, da consegnare a fine Expo al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon il 14 ottobre 2015.
A Expo Idee il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha annunciato che la prima versione della Carta sugli impegni assunti da Expo sarà presentata a breve, già il prossimo 28 aprile. La Carta nasce sulla base del Protocollo Milano, contributo messo a punto dallaFondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN). Si pone questo obiettivo: misure di sostenibilità per abbattere lo spreco alimentare nel mondo del 50% entro il 2020. Vi hanno finora aderito, tra gli altri, il fondatore di Slow Food, Carlin Petrini, lo chef e “attivista alimentare” Jamie Oliver, il WWF, Save the Children e altre organizzazioni.
La Carta di Milano sarà la vera eredità di Expo 2015, il documento su cui i Paesi nelle loro diverse espressioni si impegnano per promuovere la sostenibilità alimentare nel mondo. Se la domanda di Expo è “come nutriremo il pianeta?”, la Carta si propone come una risposta possibile. “La Carta – ha precisato il ministro Martina – non è un atto intergovernativo come il Protocollo di Kyoto. Vuole essere una carta di impegni precisi che ‘in primis’ si rivolge ai cittadini”.
Con la Carta, per la prima volta un’Expo “si intreccia con un’agenda internazionale” ha sottolineato Martina. Paolo Barilla intervenendo a Expo delle Idee ha sottolineato che BCFN ha messo a disposizione anni di esperienza. Nato nel 2013, il Protocollo si è avvalso del parere di 500 esperti internazionali e ha raccolto adesioni da quasi 100 istituzioni e organizzazioni pubbliche e private. “Slow Food ha accompagnato fin dall’inizio il processo di costruzione del Protocollo – ha detto Carlin Petrini -. Chi lo firma e lo sostiene si impegna formalmente su elementi chiari che consentono politiche produttive e di governo altrettanto chiare, e soprattutto verificabili a distanza di tempo. Solo così, e grazie al lavoro di molti, si potrà avere cibo che sia accessibile a tutti e non comprometta la salute del pianeta”.