La Direzione generale agricoltura della Commissione europea ha proposto una “rettifica finanziaria” (la soppressione di parte del fondo comunitario) che potrebbe arrivare fino a 388 milioni e 743 mila euro, per le “gravi carenze nella gestione dei debiti e irregolarità” contestate all’Agea. E’ quanto contenuto in una lettera di cui ha dato notizia “Il Fatto quotidiano”.
La scure di Bruxelles si abbatte sull’Agea, l’agenzia italiana che gestisce sette miliardi all’anno di fondi europei per l’agricoltura (una delle principali voci di bilancio dell’Ue) già al centro di numerosi scandali, dalle multe per le quote latte alle “mucche fantasma”.
Come riporta il quotidiano, secondo l’Unione europea, che si basa su un’indagine dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), l’Agea non avrebbe “comunicato in tempo utile” a Bruxelles più di 55mila pratiche di agricoltori che avrebbero ottenuto i fondi senza averne i requisiti. Si tratterebbe di debiti che, “di conseguenza, non hanno costituito oggetto di procedure di recupero”. Un importo “provvisorio” – spiegano gli allegati alla lettera di Christina Borchmann, direttrice della Dg Agri della Commissione europea – che “non tiene conto del problema delle banche dati ‘non gestite’ (per debiti pari a 152 milioni di euro) classificate come nazionali, ma che devono essere classificate come debiti dell’Unione”.
Complessivamente, quindi, l’Unione europea potrebbe tagliare all’Italia 540 milioni di euro di fondi per le politiche agricole a causa delle irregolarità nella distribuzione dei contributi gestiti dall’Agea fino al 2009.
“Nel 2014 – scrive sempre la Borchmann e riporta “Il Fatto quotidiano” – l’Italia avrebbe adottato alcune misure correttive, intensificando i controlli sugli aiuti a terreni o agricoltori fasulli, anche se nel complesso gli interventi sono stati giudicati “insufficienti” da Bruxelles. Le irregolarità, anzi, potrebbero essere continuate ben oltre il 2009, “perlomeno fino al 2012”, secondo gli ispettori europei.
L’Italia ha ora due mesi per rispondere, inviando documentazione e controdeduzioni, e per il 22 maggio è stata convocata una riunione bilaterale a Bruxelles.
Per il ministero delle Politiche agricole, contattato da ilfattoquotidiano.it, non c’è “alcuna relazione tra la rettifica finanziaria dell’Ue e il decreto 1922 del marzo 2015”. Il decreto firmato dal ministro Martina “è uno strumento di ulteriore controllo amministrativo – prosegue il ministero – sulle erogazioni di fondi europei Pac, che ha l’obiettivo di individuare richieste indebite di premi conseguenti ad occupazioni abusive o illegittime di terreni”.