Trento, Mantova, Bolzano, Pordenone, Parma. Resta al nord il primato nazionale sulle performance ambientali delle città messe sotto la lente da Ecosistema urbano, il report di Legambiente, Ambiente Italia e Il sole 24 ore che ogni anno analizza diciotto parametri e migliaia di dati per misurare la qualità ambientale nei capoluoghi di provincia italiani.
Si tratta di realtà che ormai da molti anni investono in buona politica urbana, nel trasporto pubblico, nella qualità dei servizi, nella dotazione di aree verdi, nella raccolta differenziata, nella riduzione dell’inquinamento atmosferico, nell’efficienza energetica. Guardando alle singole città che compongono la classifica 2019, si scorge dinamismo, fatto di nuove scelte urbanistiche, di servizi di mobilità, di progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, di crescita degli spazi verdi.
Ma se nel complesso il quadro migliora, sono ancora tante le città in allarme smog o incapaci di assicurare un corretto ciclo dei rifiuti, si amplia il divario tra chi produce progressi nel trasporto pubblico e chi ha mezzi pubblici non adeguati alle esigenze di mobilità delle persone, restano gravi le carenze delle reti idriche e nella depurazione dei reflui fognari.
La classifica nei dettagli
Nelle prime venti posizioni si trovano città grandi come Bologna, comuni del sud come Cosenza, capoluoghi non ai vertici delle classifiche del pil come Oristano, a confermare che l’Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l’Italia che fa bene e spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future.
Nelle ultime posizioni, si trovano città come Napoli, Bari, Torino, Roma, Palermo che sono ciclicamente vittime di piccole-grandi emergenze, lo smog (Torino e Roma), i rifiuti (Napoli e Palermo, ma anche Roma), o l’acqua (Bari). Per non parlare dell’emergenza traffico che interessa più o meno tutti i grandi centri (Roma e Torino hanno ben più di 60 auto ogni 100 abitanti), aggravata, nel caso della Capitale, da un servizio di trasporto pubblico che pare condannato a una crisi senza fine.
Nonostante gli sforzi apprezzabili di tante amministrazioni, nei nostri capoluoghi, in generale, sopravvivono ancora troppe criticità. E’ necessario un approccio nazionale, che non consideri i problemi urbani semplicemente come delle “questioni locali”. Le politiche che interessano i centri urbani sono spezzettate tra ministeri diversi, con grande spreco delle scarse risorse a disposizione e pochi risultati, non considerando che è proprio nelle città che si gioca la sfida cruciale dei cambiamenti climatici, perché lì si produce oltre la metà delle emissioni di gas serra.
Serve probabilmente un’accelerazione alla transizione energetica, orientata verso una maggiore giustizia sociale, vanno spinte le città a correggere in chiave ecologica l’edilizia e i rifiuti, i trasporti e l’industria, creando occupazione, green e circular economy, stimolando la domanda di prodotti eco-compatibili, di consumi sostenibili, lo sviluppo di filiere agroalimentari di qualità e a basso impatto ambientale.