Ventiquattro miliardi di tonnellate di suolo fertile persi ogni anno, con un tasso di erosione tra le 10 e le 40 volte superiore alla capacità di rigenerazione: saldo in negativo di terra per il mondo agricolo in prospettiva di sfamare quelli che saranno 9 miliardi di persone nel 2050. L’allarme, scattato nell’anno internazionale dei suoli delle Nazioni Unite, è rimbalzato ad Expo2015. C’è chi propone di aumentare la produzione agricola per ettaro. E lo fa attraverso chiavi ben precise: valorizzare la ricerca come leva di management e sfruttare l’agricoltura di precisione per distribuire fertilizzanti in modo mirato, preservando suolo ed ecosistema.
“Solo considerando la conoscenza un input di produzione e quindi incrementando il livello di elaborazione, applicazione e condivisione delle conoscenze applicate agli agroecosistemi è possibile un più razionale utilizzo dei nutrienti, dell’acqua e dell’energia, una gestione dei suoli che contrasti l’erosione, un impiego consapevole e diffuso delle risorse nella lotta a parassiti e fitopatie – sottolinea Paolo de Castro, coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo e relatore permanente per Expo 2015. La ricerca dovrebbe indicare strategie a lungo termine, riappropriandosi della capacità di progettare e costruire lo spazio dell’innovazione.
Se il cammino per ricostruire uno strato da 2,5 centimetri di suolo eroso è di cinque secoli, in compenso negli ultimi 50 anni la scienza agronomica ha fatto passi da gigante attivando piani di fertilizzazione che hanno aumentato la qualità del frumento tenero in funzione del suo tipo di utilizzo (per biscotti, pane, panificabile superiore, di forza) o della varietà e raggiunto precisi obiettivi a livello di contenuto proteico o glutinico.
“In parallelo l’orizzonte si è ampliato: dal campo si è passati all’unità di paesaggio, dalla singola coltura a un vero e proprio sistema in cui pratiche colturali, avvicendamento, gestione dei residui e lavorazioni del terreno cooperano per esaltare la fertilità dei suoli – commenta Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario. In questo contesto più ampio il prodotto fertilizzante è un attore che esercita una azione corale e di primo piano, con prospettive di crescita”.
Secondo il rapporto Fao “World fertilizer trends and outlook to 2018”, il consumo mondiale di fertilizzanti potrebbe superare i 200 milioni di tonnellate nel 2018, un dato del 25 per cento superiore rispetto a quanto registrato nel 2008, con un trend di crescita annuo pari all’1,8 per cento. Un incremento che riguarda in particolare i Paesi in via di sviluppo, dove questi mezzi tecnici sono oggi indispensabili alleati nella lotta alla fame.
“Se vogliamo sfamare il Pianeta e le popolazioni che oggi non hanno accesso al cibo – propone Francesco Caterini, presidente di Assofertilizzanti – occorre un’agricoltura che sia economicamente e ambientalmente sostenibile e una conoscenza per ettaro dove il fertilizzante, inserito in un processo di autoregolamentazione in sinergia con le organizzazioni agricole, sia il più possibile efficiente nel rispetto del paesaggio”.