Inerpicato a oltre 1200 metri sul massiccio del Matese, il bosco dell'Altopiano di Campitello di Sepino (CB) è uno degli ultimi simboli della millenaria interazione tra uomo e ambiente legata al pascolo. Poetiche radure, alberi secolari, pascoli, sorgenti, doline, mandrie di mucche, ovini e cavalli rendono questo luogo uno dei più amati 'rifugi dell'anima' del meridione, nonché una delle più affascinanti faggete d'Italia.
Campitello di Sepino rappresenta uno dei pochi paesaggi ancora capaci di raccontare lo storico legame tra le montagne, la pastorizia e l'uomo. L'incuria e l'annuale assalto di orde di turisti senza regole lo stanno gradualmente distruggendo e per salvarlo è partita la sfida per ottenere il prestigioso riconoscimento tra i Luoghi del Cuore del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
“Campitello di Sepino, come buona parte del Matese, è un ambiente caratterizzato da una antica e profonda coesistenza tra l'uomo e la natura, legata soprattutto al pascolo ed alla selvicoltura”, ha spiegato Lorenzo Sallustio, esperto di scienze forestali ed ambientali dell'Università del Molise. “Sul Pianoro e nelle immediate vicinanze è possibile ancora oggi vedere la presenza di piccole realtà che fanno uso in scala ridotta di transumanza e del pascolo estensivo con successiva trasformazione in loco dei prodotti caseari. Può sembrare un fenomeno di poco conto – ha puntualizzato Sallustio – ma è importante sottolineare che la gran parte delle aree interne dell'Appennino vive ormai in stato di abbandono e paesaggi come quelli di Campitello di Sepino sono sempre più rari”.
L'antico monastero medievale di Santa Croce, da cui deriva il toponimo del passo che mette in collegamento Campania e Molise e di cui non si hanno quasi più testimonianze fisiche, testimonia la millenaria presenza umana. Già in epoca sannita il valico garantiva uno dei pochi accessi alle alture del Matese e rappresentava uno dei percorsi obbligati della transumanza del bestiame dai pascoli d'altura a quelli di pianura da cui dipendevano anche gli antichi abitati di Terravecchia e Altilia (Saepinum).
In questa porzione di territorio troviamo un continuum di migliaia di anni di interazione uomo natura e considerando quanto queste siano ormai sempre più limitate si può comprendere come la salvaguardia di queste tipologie di paesaggio, che non a caso può essere definito culturale, e di ecosistemi, rappresenta essa stessa una importante sfida di conservazione. Un punto di vista adottato anche da UNESCO che nel 2019 ha riconosciuto la transumanza come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
“Ma in questi decenni abbiamo assistito a una graduale e inesorabile trasformazione delle radure e dei magnifici boschi di questo pianoro”, ha spiegato Vittorio De Cosmo, fondatore del Comitato Campitello di Sepino Luogo del Cuore. “Politiche distratte, abbandono della gestione del territorio e soprattutto il sempre più massiccio arrivo di campeggiatori senza il minimo rispetto dell'ambiente, armati di motoseghe e quad, stanno portando la distruzione di questo incredibile patrimonio”.
Per questo è nato il Comitato Campitello di Sepino Luogo del Cuore il cui primo ambizioso obiettivo è quello di portare l'Altopiano di Campitello di Sepino alla vittoria del concorso i Luoghi del Cuore lanciato pochi giorni fa dal FAI. La campagna i articola su un ciclo biennale, in cui viene lanciato un censimento dedicato al patrimonio artistico, culturale e paesaggistico italiano. Grazie a questa iniziativa chiunque può votare i luoghi che ama e che vorrebbe proteggere, valorizzare, far conoscere. Il sito è in corsa anche nella speciale classifica dei siti che si trovano al di sopra dei 600 metri di altezza e una sua vittoria porterebbe al primo inserimento di un sito molisano tra i Luoghi del Cuore FAI.
Per aiutare a proteggere il sito basta un click sul sito FAI – I Luoghi del Cuore
“Auspichiamo che questa campagna per i Luoghi del Cuore FAI – ha concluso il fondatore del Comitato – possa sensibilizzare le istituzioni, risvegliare le coscienze civiche e dare il via a opere di riqualifica e di una migliore gestione del territorio. E' incomprensibile il perché in questi territori del meridione non sia possibile avere lo stesso rispetto per l'ambiente che si ha nelle zone del nord e adottare analoghe soluzioni di gestione”.