Domenica 4 ottobre in tutte le piazze del Paese siamo tutti invitati ad ascoltare “La bella storia” lunga 30 anni degli agriturismi italiani.
L’agriturismo nasce grazie a un nucleo di agricoltori “pionieri” che hanno avuto il merito di creare una nuova forma di ospitalità in campagna sulla base dei contenuti della tradizione contadina italiana.
La loro passione ha spinto lo Stato a promulgare almeno tre leggi (la prima disciplina sull’agriturismo è la 730 del 1985, a cui sono seguiti il Dlgs 228/01 -la legge di orientamento- e la nuova legge quadro 96/06) che sono ben più di un quadro normativo per un settore.
Sono ormai quasi 21.000 le aziende agrituristiche in Italia, con un incremento costante ogni anno nonostante il perdurare della crisi economica. Confermano il loro impegno per la diversificazione dei servizi offerti, diretti a meglio qualificare l’attività agrituristica rispetto al territorio in cui viene esercitata.
Servizi, storia e passione. Tutti elementi che saranno festeggiati il 4 ottobre con la 9ª edizione della “Giornata nazionale dell’Agriturismo”.
Il grande merito dell’agriturismo è l’aver recuperato e riqualificato le vecchie cascine, le masserie cioè molto del patrimonio edilizio rurale tutelando le peculiarità paesaggistiche.
L’aver sostenuto le produzioni tipiche, di qualità, la biodiversità con il recupero di varietà antiche e le connesse tradizioni enogastronomiche, aiutano a rendere più piacevole il soggiorno in agriturismo.
L’operatore agrituristico è felice di raccontare (nella sua semplicità) la storia della sua azienda, della sua famiglia, delle camere che accoglieranno l’ospite; il tutto in una atmosfera familiare, calda e accogliente, ma allo stesso tempo discreta, che invoglia alla conversazione anche tra commensali e ospiti in generale.
In questi lunghi 30 anni l’agriturismo è riuscito a riprendere tutti i valori della cellula familiare, contrastando il fenomeno della dismissione dell’agricoltura e contribuendo così allo sviluppo socio-economico delle comunità rurali. Ma non finisce qui; i contributi per la collettività possono avere anche forme diverse: dall’agricoltura sociale (con l’inclusione di disabili, ex detenuti, ex tossicodipendenti), alle fattorie didattiche per i ‘bambini dai zero ai cento anni’, alla tutela ambientale (gestione e manutenzione del paesaggio, conservazione della biodiversità, difesa dei suoli, prevenzione degli incendi).