— 1 giorno. Tanto manca al 1° agosto, data in cui avremo consumato tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di “rigenerare” in 1 anno. Si chiama Earth Overshoot Day ed è la data oltre la quale utilizzeremo risorse che il nostro Pianeta non sarà più in grado di rigenerare. Un fenomeno drammatico che ogni anno si ripete, ma sempre con alcuni giorni d’anticipo: in poco meno di 50 anni l’Overshoot Day è passato dal ricorrere il 29 dicembre, nel 1970, al cadere il 1° agosto del 2018. In pratica sono stati “persi” circa 30 giorni di autosufficienza del Pianeta ogni 10 anni. Le stime indicano che quest’anno, per soddisfare il fabbisogno attuale di risorse naturali, stiamo sfruttando l’equivalente di 1,7 pianeti Terra. Lo ha calcolato il Global Footprint Network – Istituto internazionale di ricerca, che ha ideato il metodo per calcolare il consumo delle risorse attraverso l’Impronta Ecologica. Ma come consumiamo queste risorse? Ben il 60% corrisponde alla “richiesta di natura” necessaria per l’assorbimento delle emissioni di anidride carbonica. E pensare che tutti noi potremmo fare qualcosa per migliorare la situazione anche solo partendo da un diverso approccio al cibo, visto che il modo in cui lo produciamo contribuisce per oltre il 30% alle nostre emissioni di gas serra (più del riscaldamento che impatta per un 23,6% e dei trasporti che incidono “solo” per il 18,5% dei gas serra prodotti nel mondo). Una situazione che ci sta portando a erodere risorse naturali. La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition ha calcolato col Food Sustainability Index (indice realizzato con The Economist Intelligence Unit) che ci sono diversi Paesi che ogni anno perdono terreni coltivabili per colpa di inquinamento e desertificazione. La Cina, ad esempio, perde il 7,9% dei suoi terreni coltivabili ogni anno, l’Etiopia il 3,5% e la Nigeria il 2,8%. Non va poi molto meglio all’Italia che si ferma a un 2,3%. Ecco perché serve un cambio di marcia che parta proprio da quello che mettiamo nel piatto.
“Per far funzionare le nostre economie oggi, stiamo prendendo in prestito le risorse che ci serviranno domani. Si tratta di un circolo vizioso che non potrà durare ancora a lungo: se continuiamo con questo trend, tra poco più di cinquant’anni rischieremmo di iniziare l’anno ed aver già esaurito quanto a nostra disposizione. E con quali conseguenze per la vita di tutti noi? È giunta l’ora di spostare in avanti la data dell’Overshoot Day e cercare di avere un approccio più sostenibile nei confronti del nostro Pianeta. Come Fondazione Barilla sposiamo questa campagna perché se vogliamo centrare i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU dobbiamo adottare una cultura del cibo che ci porti a premiare diete sostenibili, come quella Mediterranea, che propone sistemi alimentari in grado di impattare meno sull’ambiente, soprattutto considerando che oggi la richiesta di cibo rappresenta il 26% dell'impronta ecologica globale”, ha commentato Marta Antonelli, Responsabile del Programma di Ricerca della Fondazione BCFN.
Il ruolo dello spreco alimentare
Invertire questo trend è possibile. Se riuscissimo a posticipare la data dell’Overshoot Day di soli 5 giorni ogni anno, potremmo ritornare a utilizzare le risorse con meno di un pianeta entro il 2050. Alcune azioni concrete che potremmo mettere in piedi? Secondo Global Footprint Network e Fondazione BCFN, se sostituissimo il nostro consumo di carne con alimenti di origine vegetale e se riducessimo i nostri sprechi alimentari del 50%, potremmo far slittare la data di 38 giorni. E c’è di più, riducendo del 50% la componente di carbonio nella nostra impronta ecologica, a livello mondiale, sposteremmo la data in avanti di ben 93 giorni.
In questo senso, il Food Sustainability Index, analizzando i sistemi alimentari di 34 Paesi nel mondo, può essere uno strumento utile per valutare l’impegno dei governi nell’allontanare sempre di più l’Overshoot day. Qualche esempio virtuoso? In Francia si spreca meno del 2% del cibo. Questo anche grazie a nuove politiche che impongono ai supermercati di donare il cibo prossimo alla data di scadenza, anziché buttarlo via. Mentre in Italia si è fatto molto per introdurre nuove tecniche utili a ridurre la dispersione dell’acqua usata per irrigare e preservare quindi una delle più importanti risorse naturali a nostra disposizione.
#MoveTheDate, i 3 consigli di Bcfn
Anche le persone, nel loro piccolo possono contribuire a rallentare sempre di più l’arrivo dell’Overshoot day soprattutto ripensando il modo in cui si approcciano al cibo. Per aiutarle nel loro percorso di sensibilizzazione, la Fondazione BCFN ha messo a disposizione la Doppia Piramide Alimentare e Ambientale, un modello grafico che vede affiancata alla classica piramide alimentare (i cui principi coincidono con quelli della Dieta Mediterranea) una nuova piramide (capovolta) “ambientale” nella quale gli alimenti vengono classificati in base alla loro impronta ecologica. La Doppia Piramide mostra come gli alimenti raccomandati dai nutrizionisti per la nostra salute siano anche i migliori per garantire la “salute” del nostro pianeta.
Questi i 3 consigli di BCFN per salvare il Pianeta, quando “usiamo la forchetta”:
- Scegli il tuo cibo con saggezza: un sistema alimentare sano e bilanciato può fare bene a te e al Pianeta
- Aumenta il consumo di alimenti di origine vegetale come frutta, verdura, cereali e frutta secca e cerca di consumare moderatamente proteine animali come carne rossa, pesce o pollame
- Acquista in modo intelligente e decidi in anticipo cosa mangiare: comprerai il giusto ed eviterai gli sprechi.