Nel bacino del Mediterraneo si vive a lungo ma sarà sempre così? Secondo uno studio inglese, che ha monitorato per 10 anni la salute di 5 mila persone, la Dieta Mediterranea sarebbe in grado di rallentare l’invecchiamento del DNA. Inoltre, l’adozione di questa dieta ha contribuito, nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, a garantire ai suoi abitanti una vita sana e longeva (si stima che un’alta aderenza a questa dieta, rispetto a chi adotta altri modelli alimentari, possa tradursi in circa 4,5 anni di aspettativa di vita in più). Solo il Giappone (con 84 anni di media) riesce a posizionarsi meglio di Francia (83), Italia (83) e Spagna (83) tra i Paesi che registrano “l’aspettativa di vita più alta” e, analogamente, sempre il Giappone (74,9 anni) – affiancato dalla Corea del Sud (73,2) – risulta essere l’unica realtà a fare meglio di Israele (72,8), Italia (72,8) e Francia (72,6) per “l’aspettativa di vita sana”, ossia vissuta senza disabilità dovute, ad esempio, a una malattia coronarica.
Eppure, anche nell’area del bacino Mediterraneo – come in altre parti del mondo – stiamo assistendo a una vera e propria “transizione nutrizionale” da una dieta tradizionale, caratterizzata da frutta e verdura, cereali integrali, legumi e olio extra vergine di oliva a una ricca di proteine animali, alimenti trasformati ricchi di zucchero, sale, grassi e alimenti a basso contenuto di fibre. Principale conseguenza di questa transizione è l'aumento dei livelli di persone in sovrappeso o obese, importante fattore di rischio per problemi di salute come diabete, malattie cardiovascolari e cancro. In Grecia più del 60% della popolazione è sovrappeso, mentre in Spagna e Israele si registra un'alta prevalenza di sovrappeso non solo negli adulti, ma anche nei bambini (34,1% e 35% rispettivamente nella fascia 5-19 anni). Anche in Italia la situazione non sembra migliore, con ben il 36,8% dei ragazzi tra i 5 e i 19 anni in sovrappeso. Una situazione, come spiega la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) che ha raccolto i dati in occasione della Giornata Mondiale della Salute del 7 aprile, che rischiano di allontanarci dagli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU.
Ancora oggi, per ogni persona malnutrita nel mondo ce ne sono due in sovrappeso o obese. Persone che hanno maggiore probabilità di ammalarsi degli altri, perché molte malattie possono essere influenzate dai modelli alimentari che adottiamo.
Una dieta sana, un'attività fisica regolare, il mantenimento di un peso corporeo normale e la rinuncia al fumo sono modi per prevenire o ritardare l'insorgenza del diabete di tipo 2. Il cancro, una delle principali cause di mortalità nel mondo, con circa 14 milioni di nuovi casi nel 2012, ha tra le 5 principali cause i rischi comportamentali e dietetici (le principali cause sono un alto indice di massa corporea, un basso consumo di frutta e verdura, una mancanza di attività fisica, il consumo di tabacco e consumo di alcol). Così come le malattie cardiovascolari, che sono la principale causa di morte a livello globale (si stima che 17,7 milioni di persone siano morte a causa di malattie cardiovascolari nel 2015, pari al 31% di tutti i decessi a livello mondiale), possono essere prevenute affrontando fattori di rischio comportamentali come l'uso di tabacco, una dieta non sana e l'obesità, l'inattività fisica e l'uso dannoso dell'alcool utilizzando strategie a livello di popolazione.
Pur essendo l’Italia uno dei Paesi più conosciuti per la Dieta Mediterranea, il nostro Paese è tra quelli analizzati dal FSI a registrare i “valori relativi ai modelli alimentari” tra i più bassi. Lo zucchero, nella nostra dieta, rappresenta il 7,6% dell'apporto calorico totale giornaliero, mentre con 4,4g di sodio al giorno, superiamo quasi del doppio il consumo massimo raccomandato di 2,4 g/giorno. Ma l’Italia appare anche uno dei Paesi dove minore è il tempo dedicato all’attività fisica (solo il 36% della popolazione raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati), con evidenze sia nei bambini che negli adulti. Oltre al 36,8% dei bambini e degli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni è sovrappeso, mentre tra gli adulti il dato sale a oltre il 58% del totale. Questa situazione appare in parte come una conseguenza dell’assenza dell'educazione alimentare dai programmi nazionali obbligatori per le scuole primarie e secondarie. La nota molto positiva, però, è che il governo italiano sta già intervenendo con iniziative come “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, un programma del Ministero della Salute che promuove l'assunzione di frutta e verdura, la riduzione dell’uso di sale, zuccheri e grassi negli alimenti, oltre alla riduzione dell’assunzione di alcol.