Dai tavolini realizzati con i pallet alle poltrone, dalle collane agli orecchini, fino ai soprammobili e ai vestiti vintage. Sono solo alcuni dei regali che gli italiani troveranno sotto l’albero il prossimo 25 dicembre. Quest’anno però a molti potrebbe capitare di scartare un pacco e trovarsi tra le mani uno di questi presenti in versione “rivisitata”: sono gli effetti dell’upcycling-mania, ovvero l’arte di dare nuova vita, rinnovate funzioni e un nuovo valore estetico agli oggetti già utilizzati, una vera e propria tendenza nata negli Stati Uniti. Addirittura un italiano su 2 (48%) ha ammesso di aver preso in considerazione l’acquisto o la creazione ad hoc di questi originali oggetti per gli imminenti regali di Natale. I più gettonati? Elementi d’arredo (44%), come quelli realizzati con i pallet recuperati, i capi d’abbigliamento rivisitati (42%) e i gioielli vintage modernizzati (33%). Tra le motivazioni principali l’attenzione alla sostenibilità (61%), l’originalità (47%) e la crisi (34%). Tra i più avvezzi all’arte dell’upcycling le donne tra i 30 e i 45 anni (57%), soprattutto nelle metropoli come Milano (56%) e Roma (54%).
È quanto emerge da uno studio promosso dall’agenzia Espresso Communication, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1500 persone tra i 18 e i 65 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community, coinvolgendo un panel di 15 docenti universitari, per capire qual è il rapporto degli italiani con la tendenza dell’upcycling arrivata da oltreoceano e quali sono le ragioni di questo successo.
Ma quali sono le reali ragioni di questo successo? Tra le motivazioni principali nella scelta dell’upcycling come nuova filosofia nei regali di Natale emerge una crescente attenzione alla sostenibilità e all’impatto di produzione e trasporti sul Pianeta(61%), ma anche la possibilità di personalizzare con maggiore originalità i doni (47%) e le ristrettezze economiche del periodo storico (34%). Ma non solo, alcuni seguono più semplicemente una moda (21%) o apprezzano l’originalità di un regalo fatto con materiali recuperati e resi nobili dall’artigianalità (13%).
Elementi che sono ineluttabili segni di una coscienza “green” e di un’attenzione verso un riutilizzo artistico e creativo che sta contagiando anche le scelte dei designer e degli imprenditori italiani.
L'upcycling si pone come evoluzione del recycling, presupponendo che il rifiuto, l'oggetto scartato, non solo trovi nuova vita, ma lo faccia acquistando un maggior valore rispetto all'oggetto o al materiale originario. L'upcycling riesce a coniugare le esigenze della coscienza con quelle del portafoglio, ed anche con la propensione alla creatività. Il Natale, ed il desiderio di non rinunciare a qualche regalo, si presenta come un momento di particolare emergenza del fenomeno, che peraltro è già presente come fenomeno di nicchia da qualche tempo, con particolare espansione nel settore dell'arte, dell'arredamento e della moda.
Il termine “upcycling” venne coniato per la prima volta nel 1984 dal giornalista Reiner Pilz e sdoganato ufficialmente nel 1997 nell’omonimo libro di Gunter Pauli. Negli anni il fenomeno si è sviluppato a tal punto che in Danimarca è addirittura il Governo a suggerire ai cittadini sul proprio sito ufficiale Denmark.dk di fare doni di “seconda mano”, definendoli come una scelta veramente moderna e attenta alla sostenibilità. Una sensibilità dimostrata anche dall’Università australiana del Queensland che sul proprio portale, tra i consigli per un Natale sostenibile, cita non solo i regali “figli” dell’upcycling, ma anche i biglietti di auguri fatti con materiali reperibili in casa. Sono gli stessi alberi di Natale, infine, a diventare regali per la collettività: secondo quanto riportato dal Washington Times le comunità costiere del New Jersey hanno donato i loro stessi abeti affinché potessero essere ripiantati sulle dune distrutte dall’uragano Sandy per rinsaldarle.