Il periodo storico, sappiamo, è davvero difficile. La pandemia non è ancora sconfitta, da settembre scorso c’è il caro energia che attanaglia famiglie e imprese e adesso il conflitto russo – ucraino complica ulteriormente la situazione. Con l'inflazione volata al +6,2% su base annua, quali saranno gli impatti sugli acquisti alimentari nei prossimi mesi e quali le strategie che le famiglie adotteranno per contenere il caro prezzi?
Se lo è chiesto l’Ismea, che ha prodotto l'indagine "Impatto dell’inflazione sui consumi degli italiani", condotta su 3 mila famiglie, con il supporto tecnico della Nielsen. E’emerso che un italiano su cinque si dichiara pronto a rinunciare agli spostamenti nel tempo libero, il 16% a ridurre le spese di vestiario, il 12% ai consumi fuori casa e all'intrattenimento, mentre solo il 2% a svuotare il carrello della spesa.
Ciò significa, tra le altre cose, che rimane molto l'alta l'attenzione alla qualità e alla garanzia di salubrità di ciò che si porta a tavola con il 70% degli intervistati che, per risparmiare, non rinuncerebbe mai al prodotto 100% italiano, mentre quasi uno su due non farebbe a meno dei prodotti con bollino Dop /Igp, da agricoltura sostenibile o a marchio bio.
Le strategie messe in pratica dagli italiani per fronteggiare il caro vita e proteggere il potere di acquisto sono diverse: da una spasmodica ricerca di promozioni, all'attenta pianificazione degli acquisti per evitare gli sprechi, dalla maggiore attenzione al rapporto qualità prezzo e al rapporto prezzo/peso, in un scenario molto fluido che cambia a seconda del profilo socio economico del consumatore e del tipo di referenza.