I produttori non accettano che, dopo un’annata di lavoro, il prodotto sia venduto anche a 40 centesimi al chilo. Un prezzo insostenibile per sopportare le spese della manodopera e le tasse. Le aziende che esportano, dal canto loro, sostenengono che quest’anno a causa dei rigori invernali c’è sovrapproduzione e che la ciliegia ha avuto difficoltà di maturazione e sviluppo; di conseguenza la qualità ne risentirebbe, la qual cosa fa calare i prezzi.
Tutto questo si inserisce nel contesto della produzione mondiale di ciliegie, con enormi quantità di prodotto in arrivo da Turchia, Spagna e Grecia a prezzi e qualità competitivi. L’epicentro della protesta è il triangolo Sammichele, Turi e Conversano. Tuttavia, l’intero sud est barese, da Gioia ed Acquaviva sino a Polignano è in subbuglio.
Le associazioni di categoria ACLI, Terra, CIA, Confagricoltura, Copagri, Federagri. hanno chiesto un tavolo di confronto immediato al neopresidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al sindaco della Città Metropolitana Antonio Decaro, "per denunciare la stortura dei prezzi delle ciliegie riconosciuti ai produttori non giustificati dai successivi prezzi al dettaglio per i consumatori. Le ciliegie Ferrovia stanno subendo un deprezzamento continuo fino agli 80 centesimi al chilo della giornata di mercoledì 10 giugno, che tutti i sacrifici di lavoro ed economici sopportati dagli agricoltori non hanno sortito i risultati sperati, che tutte le spese sostenute per ottenere le certificazioni di qualità tanto richieste dal mercato si sono rivelate inutili e che con i prezzi attuali non c'è più certezza del reddito".