Il sistema agroalimentare italiano potrebbe chiudere il 2020 con una penalizzazione significativa. I dati sono frutto della chiusura pressoché totale, nei mesi precedenti, del canale della ristorazione, così come dai contraccolpi sui flussi di esportazione.
Le stime del terzo Rapporto Ismea sulla domanda e l'offerta dei prodotti alimentari nell'emergenza Covid-19 parlano chiaro: il consumo alimentare extradomestico nel 2019 hanno raggiunto quasi gli 86 miliardi di euro, con un incremento reale sull'anno precedente dell'1,6%. A fronte di tale andamento decisamente positivo, le prospettive dei consumi extra-domestici per tutto il 2020 sono tutt'altro che incoraggianti: si può stimare prudenzialmente per il canale Horeca un calo pari al 40%, per un ammontare che si aggirerebbe attorno ai 34 miliardi di euro di perdita. D'altro canto, parte di questi consumi sono compensati dalla crescita delle vendite al dettaglio, che autorizzano a prevedere, per il complesso del 2020, un aumento dei consumi domestici del 6% circa rispetto al 2019.
Date queste ipotesi, l'impatto complessivo sul totale della spesa agroalimentare domestica ed extradomestica per il 2020 consisterebbe in una riduzione attorno al 10%, pari a un valore di circa 24 miliardi di euro. Le vendite al dettaglio rimangono sostenute anche nella prima metà del mese di maggio. Nella settimana dall'11 al 17 maggio, ossia quella in cui i decreti hanno permesso le prime riaperture e un minor contenimento degli spostamenti, l'incremento della spesa per gli alimenti confezionati su base annua ha fatto segnare ancora una crescita del +11% come media nazionale.
Cambiano, però, le abitudini da parte dei consumatori: cala l'acquisto di farina (da +142% a + 70%), pasta (da +24% a +4%) e uova (da+36% a +17%), mentre gli affettati mantengono un +19%. Crescono invece gli acquisti di "bollicine" che segnano un +20% e i vini a +15%. Il latte a lunga conservazione rimane preferito a quello fresco e segna un +7% (era a +23%). Torna vigorosa la voglia di risparmio, così gli italiani tornano ai discount + 18% e anche gli ipermercati fanno segnare un +3%.