Aumentano i consumi nel 2015, in particolare quelli di carne. Lo afferma l’Istat che, fornendo gli ultimi dati sulla spesa media delle famiglie nel 2015, segnala anche “timidi segnali di ripresa”. Spesa che risale a 2.499,37 euro al mese, con un aumento dello 0,4% rispetto al 2014 e dell'1,1% nei confronti del 2013.
La Calabria è la regione con la spesa media mensile più bassa, inferiore di 1.300 rispetto a quella della Lombardia che, insieme a Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, è la regione con uscite medie mensili più elevate. Come dire che rimangono differenze strutturali sul territorio, legate ai livelli di reddito, ai prezzi e ai comportamenti di spesa, con i valori del Nord più elevati di quelli del Centro e, soprattutto, di Sud e Isole. La Lombardia e il Trentino-Alto Adige sono le regioni con la spesa media più elevata (rispettivamente 3.030,64 e 3.022,16 euro).
È stabile la spesa per beni e servizi non alimentari (2.057,87 euro in media al mese). Per il terzo anno consecutivo si riducono le spese per comunicazioni (-4,2%), anche per l’ulteriore diminuzione dei prezzi. Aumentano le spese per servizi ricettivi e di ristorazione (+11%, da 110,26 a 122,39 euro, dopo due anni di calo), e le spese per beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (+4,1%, 126,41 euro).
Come già negli anni precedenti – spiega l’Istat – “il tentativo di contenimento delle spese è più evidente al Sud e nelle Isole, anche di quelle che servono a soddisfare alcuni bisogni primari come l’alimentazione; il 60,9% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno ha infatti provato a risparmiare su questa voce, circa dieci punti percentuali in più rispetto alle famiglie nelle altre ripartizioni. Tuttavia, tra il 2014 e il 2015 anche nel Sud e nelle Isole, come nel resto del paese, questa percentuale è in diminuzione, mentre tra il 2013 e il 2014 il calo aveva interessato unicamente il Centro e il Nord”.
Una parte consistente della spesa delle famiglie è destinata all’abitazione: nel Lazio e in Liguria rappresenta oltre il 40%, mentre scende intorno al 30% in Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Nel 2015, Lombardia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna sono le regioni con la spesa media mensile più elevata (rispettivamente, 3.030,64, 3.022,16 e 2.903,58 euro).
La quota di spesa alimentare più bassa si registra proprio nelle tre regioni con i più elevati livelli di spesa (intorno al 15%), quella più elevata in Calabria (24,3%), seguita da Basilicata (23,1%) e Campania (22,6%).
Va ricordato – spiega sempre l’Istat – che la spesa alimentare non include quella per servizi di ristorazione (ristoranti, bar e simili e mense), che incide per circa il 5% nelle regioni settentrionali e scende intorno al 3% nel Sud e nelle Isole (4,4% nel Centro).
Le regioni con i livelli di spesa più bassi “mostrano quote più contenute per servizi ricettivi e di ristorazione e per ricreazione, spettacoli, cultura. Tali spese rappresentano il 6,0% del budget familiare in Calabria e il 6,5% in Basilicata, raggiungono il 10,0% in media nazionale e salgono al 12,2% in Emilia-Romagna e al 13,2% in Trentino-Alto Adige”.
Mentre la quota di spesa per i trasporti è sì variabile sul territorio, ma non presenta differenze tra il nord e il sud del Paese: “le quote di spesa più elevate si osservano infatti in Basilicata (12,9%), Valle d’Aosta (12,7%) e Sardegna (12,1%), mentre quelle più basse in Campania (7,9%) e Liguria (8,4%)”.
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