In un articolo pubblicato sul n. 48 della rivista settimanale “Terra e Vita”, il professor Fabrizio Adani del Gruppo Ricicla-DiSAA Università di Milano affronta il tema dei gas serra, al centro della Conferenza sui cambiamenti climatici conclusasi nei giorni scorsi a Parigi (Cop21).
“L’agricoltura – scrive il docente universitario – contribuisce per il 20% al totale delle emissioni: metano e protossido di azoto direttamente dall’agricoltura e CO2 indiretta derivante dai prodotti che l’agricoltura usa come i fertilizzanti o i combustibili”.
Cosa c’entra il digestato con la riduzione dell’effetto serra? Si chiede Adani. “Si dice che l’uso del digestato permette di stoccare sostanza organica nel suolo con conseguente riduzione della CO2 atmosferica. E’ forse il momento di fare chiarezza su questo punto al fine di smorzare false speranze e dogmi. La riduzione dell’effetto serra per mezzo di stoccaggio di CO2 nel suolo implica la possibilità di stoccare tale carbonio per secoli o meglio millenni. La scienza ormai ci spiega che i meccanismi di stoccaggio della sostanza organica nei suoli per lunghi periodi, secoli e millenni, soprattutto nei climi temperati non passano attraverso i processi di umificazione (concetto ormai superato e senza fondamento scientifico) ma attraverso meccanismi più complessi. Possiamo però dire che l’uso del digestato, come peraltro l’uso del compost, non permette di stoccare carbonio nel suolo per lunghi periodi e che quindi il paradigma: uso del digestato=riduzione dell’effetto serra è incosistente e senza base scientifica. Diverso è il discorso secondo il quale l’uso del digestato permette di mantenere un adeguato contenuto di sostanza organica nel suolo migliorando la fertilità chimica, fisica e biologica del suolo. Il digestato come fertilizzante rinnovabile è il paradigma che preferiamo in quanto trova fondamento scientifico e applicazione pratica. La digestione anaerobica quindi è un’utile biotecnologia per trasformare le biomasse in fertilizzanti che possono sostituire integralmente i concimi di sintesi, come peraltro poi dimostrato anche con sperimentazioni in pieno campo. La trasformazione delle biomasse agricole e/o rifiuti organici in biogas/biometano secondo approcci virtuosi e corretti permette senza dubbio un contributo importante per la riduzione dell’uso di combustibili fossili e quindi, quale conseguenza, per la riduzione dei gas serra: basti pensare che circa il 3-5% dell’energia mondiale è utilizzata per produrre concimi di sintesi”.
L’articolo è stato rilanciato dall’osservatorio “Agri&Food” di CremonaFiere.
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