Si è svolta a Cagliari una giornata di studio organizzata dalla Sezione Centro-Ovest dei Georgofili insieme all’Università di Sassari e l’associazione “Amici del Giardino di Sardegna” su: “Florovivaismo in Sardegna: quando il bello ha i suoi problemi”.
Il comparto florovivaistico agisce su oltre 200 specie vegetali per ottenere fronde e fiori recisi: piante in vaso, aromatiche, officinali, da ortaggi e mediterranee; arbusti per l’arredo urbano, l’arboricoltura e la selvicoltura; bulbi, marze e talee. La superficie mondiale, con India e Cina in posizione leader, ammonta a oltre 500mila ettari.
L’Europa, principale mercato di consumo, si approvvigiona per fronde e fiori recisi da Kenya, Colombia, Israele ed Equador che aggregano tra il 60 e il 70 per cento dei fiori importati. La stessa Europa rappresenta però un forte esportatore, avendo nell’Olanda il più importante produttore ed esportatore. La recente fase recessiva ha imposto, in Europa come in Italia, una complessiva riorganizzazione con concentramento delle aziende produttrici, mentre nella fase distributiva il contenimento dei costi è stato perseguito con la riduzione dei passaggi tra esportatore e cliente finale. L’Italia, prima in Europa per superficie investita, è da tempo seconda all’Olanda per numero di pezzi prodotti.
In Sardegna la filiera occupa 230 ettari e comprende 350 aziende che operano “in serra” e 86 in piena aria (Istat); quasi tutte affiancano alla fase produttiva la distribuzione di materiali vegetali importati dall’Olanda e dal nord Italia. Nel recente passato un ruolo centrale è stato svolto dalla Regione Sardegna, che ha sostenuto programmi di sviluppo agricolo. L’orientamento a favore delle iniziative private potrebbe altresì valorizzare la produzione delle specie mediterranee, sempre più richieste nel mercato nordeuropeo. E’ però necessario predisporre un complessivo progetto di rilancio che chiarisca i rapporti tra produzione pubblica e privata e proponga soluzioni di sostegno alle imprese anche facilitando l’accesso al credito, supporti le iniziative locali con normative di tutela (si può pensare a una Dop per le piante in vaso e la fronda di mirto …), assicuri la semplificazione delle pratiche burocratiche e affianchi alla fase produttiva e commerciale una specialistica assistenza tecnica.