Le informazioni ambientali presenti sulle etichette dei prodotti in commercio sono un aiuto fondamentale nell’orientare in modo sostenibile le scelte del consumatore, che ha il diritto d’essere informato con precisione sulle caratteristiche – e sull’impatto ambientale – dell’oggetto che sta acquistando. Un diritto, a quanto pare, negato molte (troppe) volte. “Etichetta furbetta”, l’indagine realizzata da Legambiente, in collaborazione con Movimento Difesa del Cittadino, per verificare la corretta applicazione delle etichette energetiche in Italia, ha messo in luce risultati sconfortanti: su 2.522 prodotti esaminati, 1.991 nei negozi fisici e 531 in quelli online, uno su tre viene venduto senza etichetta o con l’etichetta fuori posto o scorretta mettendo così in difficoltà il consumatore.
La ricerca è stata incentrata su un paniere ridotto di prodotti, ma non per questo meno significativo. Nel mirino sono finiti Tv, frigoriferi, cantinette domestiche (refrigeratori per bottiglie di vino), forni elettrici e condizionatori. «Le direttive Ecodesign ed Etichetta Energetica sono, nel loro congiunto, una delle più grandi operazioni ambientali della storia europea e mondiale – precisa Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – La loro applicazione potrebbe far risparmiare quasi 400 euro a famiglia, a ciò si aggiunge il vantaggio ambientale dato che il taglio annuale alle emissioni climalteranti sarebbe pari a 500 milioni di tonnellate di CO2: si tratta dell’1,5% delle emissioni mondiali, pari a quelle del parco auto circolante in Europa.
Purtroppo, però, queste direttive non sempre vengono applicate e i consumatori spesso non sono in condizione di scegliere correttamente i prodotti in vendita: alcuni prodotti sono meno efficienti di quanto dichiarato sull’etichetta, altri sono privi delle indicazioni energetiche che dovrebbero essere fornite al consumatore. I mancati risparmi derivanti da queste infrazioni aumentano inevitabilmente i costi familiari, mettono sotto stress le reti elettriche dei paesi membri e contribuiscono negativamente al cambiamento climatico». Per quanto riguarda le tipologie di non conformità riscontrate – sottolineano da Legambiente – dalla ricerca emerge che le principali non conformità delle vendite nei negozi riguardano più che altro il mal posizionamento dell’etichetta, spesso collocata in angoli ciechi o a più di due metri di altezza rendendo difficile o delle volte impossibile la lettura. È poi possibile imbattersi in etichette fotocopiate, scritte a mano o al computer dal personale del negozio. Invece altre etichette, anziché esplicare i contenuti, confondono il consumatore. Per quanto riguarda i negozi online, le irregolarità che emergono dalla ricerca sono differenti essendo diverse le modalità di comunicare il contenuto delle etichette. Nei negozi online, dove è maggiore la quantità di prodotti privi di etichetta rispetto a quelli fisici, si riscontra però una frequente dispersione delle informazioni di base in più pagine, con alcune informazioni disponibili subito a fianco dell’immagine del prodotto, altre reperibili nella stessa pagina ma più in basso, altre reperibili con un click in una scheda tecnica, altre ancora in una scheda “caratteristiche”.
Altre volte invece si riscontra casi di informazioni limitate, come ad esempio la sola classe energetica, ma senza il consumo annuale, oppure prive del dato sul rumore, laddove previsto, o dei coefficienti prestazionali (SCOP/SEER) per i condizionatori. «Dalla ricerca – spiega Davide Sabbadin, responsabile in Italia del progetto MarketWatch – emerge un quadro non completamente soddisfacente dell’applicazione della normativa europea, in particolar modo nel mondo del trading online. Per questo crediamo che sia fondamentale la formazione dei professionisti del settore per colmare quelgap cognitivo che il cittadino può avere davanti all’etichetta energetica. In particolare rimane quasi completamente inapplicato, per ora, l’obbligo di consegna della scheda tecnica a richiesta del consumatore nei punti vendita esaminati, un preciso requisito della normativa Ecodesign. E a nulla vale l’introduzione delle nuove tecnologie: in un paio di casi, anche di fronte alla possibilità di scaricare con smartphone delle informazione aggiuntive in tempo reale tramite Qrcode presenti sul prodotto, la scheda tecnica non era presente tra le informazioni disponibili, che si limitavano ad informazioni di carattere commerciale e prestazionale».