A Bruxelles la Commissione ha presentato al Comitato di gestione il progetto di regolamento europeo per nuove misure a favore del settore ortofrutticolo colpito dall’embargo russo. Il provvedimento passerà ora all’esame del collegio dei Commissari e si prevede una sua approvazione finale entro il mese di luglio, in modo da essere operativo già a inizio agosto. La sua durata è prevista fino al 30 giugno 2016.
Per l’Italia, particolarmente colpita dal niet di Putin, è previsto un plafond di ritiri complessivo di circa 50 mila tonnellate di prodotto. Nella fattispecie, i prodotti più colpiti sono mele e pere (17.500 tonnellate), pesche e nettarine (9.200 tonnellate), agrumi (3.300 tonnellate), susine kiwi e uva da tavola (15.300 tonnellate) e altri ortaggi (650 tonnellate). A questo si aggiunge anche un ulteriore plafond da 3 mila tonnellate che può essere gestito a livello nazionale per fronteggiare il mancato incasso dall’export di tali prodotti agricoli.
Quali azioni sono ammesse sui prodotti ortofrutticoli oggetto del regolamento? Si va dal ritiro dal mercato alla destinazione agli indigenti, dalla mancata raccolta alla raccolta verde. “Abbiamo chiesto un intervento della Commissione – ha affermato il ministro Martina – che potesse andare incontro alle aziende danneggiate dall’embargo russo. Si tratta di una risposta necessaria, che conferma i quantitativi che erano previsti per i nostri produttori lo scorso anno e introduce il ritiro di pesche e nettarine come da noi richiesto anche nell’ultimo Consiglio a Bruxelles. L’attivazione di questo sostegno è frutto anche del grande lavoro fatto già da maggio dal Ministero insieme a Francia e Spagna nell’ambito del Comitato misto. Le misure, poi, consentono la donazione agli indigenti della frutta che non va sul mercato e mi auguro che gran parte dei quantitativi possa essere destinato a questa finalità. Sullo sfondo resta comunque la necessità di intervenire presto in Europa per aggiornare gli strumenti di contrasto alle crisi del settore, per essere davvero in linea con le esigenze delle imprese”. Ma servirebbero anche strumenti davvero efficaci nella gestione delle crisi politiche ed umanitarie.