Parmigiano Reggiano e Formaggio Grana Padano, due tra le Dop più importanti in Italia e al mondo, insieme per dire no al Nutriscore, nel rispetto di uno dei compiti assegnati ai rispettivi consorzi.
"Gli strumenti basati su tali principi di classificazione come il Nutriscore – spiegano in una nota – sono fuorvianti e ingannevoli per il consumatore. Infatti, il consumo reale dei prodotti si lega su quantità assolute che non corrispondono alla quantità posta alla base dell’algoritmo. Es. la dose media di un formaggio in una pietanza può essere da 20 a 40 gr., quella di olio extravergine da 10 a 20 gr, e magari per altri prodotti il consumo è maggiore a 100 gr (pasta o patate o frutta). Inoltre, i sistemi in questione non tengono in alcun conto l’equilibrio fra i diversi alimenti nella dieta, né le caratteristiche organolettiche complessive del prodotto stesso. In particolare, i formaggi vengono penalizzati per la presenza dei grassi, trascurando il fatto che i formaggi apportano molti nutrienti strategici: calcio, acidi grassi funzionali, vitamine liposolubili, aminoacidi essenziali, cioè elementi preziosi per un’alimentazione sana, bilanciata ed equilibrata".
In base al Nutriscore, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sarebbero classificati con colore arancio. Ma un piatto di pasta con 80 gr di pasta, 20 gr di olio extravergine e 20 gr di formaggio Duro Dop, sarebbe verde, smascherando in questo modo l’inutilità e l’informazione fuorviante del sistema nutriscore.
La decisione dei consorzi è irrevocabile: “I sistemi di etichettatura nutrizionali a semaforo basati su quantitativi di riferimento scollegati dalla dieta e dalla razione consigliata – salvo i casi in cui si tratti di norme cogenti nazionali o comunitarie – sono considerati misura svalorizzante l’immagine della Dop Parmigiano Reggiano / Grana Padano ai sensi dell’Reg. 1151/2012, art. 45, lett. “f”, e pertanto "il Consorzio non potrà che respingere la richiesta di autorizzazione della corrispondente etichetta".
Il diniego è dunque un atto di responsabilità che non va solo a tutelare il prodotto ma che andrà a beneficio di tutti gli altri prodotti dell’agroalimentare di qualità che verrebbero ingiustamente puniti da un sistema senza un motivo oggettivo di tipo nutrizionale.