Nonostante in Amazzonia la deforestazione sia aumentata del 75% tra il 2012 e il 2015, l’attuale governo brasiliano starebbe valutando di ridurre la protezione di alcune aree. Il governo Temer, infatti, sarebbe pronto (il condizionale è d’obbligo) a presentare al Congresso una proposta per ridurre le Conservation Units, lo strumento fin qui usato contro la distruzione delle foreste. Si prevede di cancellarne una e ridurre la superficie di altre quattro del 40%. In un colpo si potrebbe togliere la protezione a un’area grande sei volte l’area metropolitana di Londra: circa un milione di ettari di foresta.
Perché? Perché la protezione di queste aree è vista come “un ostacolo agli investimenti”. Se l’ipotesi dovesse diventare realtà, si consegnerebbe alla distruzione un patrimonio inestimabile di biodiversità. Greenpeace ha sorvolato la foresta, nello stato di Amazonas, per mostrare quanto si perderebbe se questi piani dovessero diventare realtà e qual è lo stato di salute di queste aree.
Ridurre le aree protette in un momento in cui la deforestazione è tornata a salire vuol dire proporre l’opposto di quanto serve al Brasile per contrastare la distruzione delle foreste. Forse il presidente lo individua come modo per uscire dall’impasse economica del momento, ma la proposta, se confermata, sarebbe uno scempio ambientale.
Lo stato di Amazonas ospita la più grande area continua di Foresta Amazzonica e ancora molte aree di foresta intatta. Se queste dovessero essere distrutte, molti benefici ambientali per il Pianeta andrebbero perduti. Si calcola che, nel solo 2016, la deforestazione nello Stato di Amazonas è cresciuta del 54% rispetto all’anno precedente.