Il governo danese ipotizza l’adozione di etichette alimentari capaci di quantificare tramite un rating, l’impatto sul clima dei prodotti acquistati. L’etichetta climatica rappresenterebbe un potente strumento educativo in grado di fornire a chi acquista, informazioni rapide sull’impatto ambientale delle loro scelte.
L’idea è vista come un’opportunità per incoraggiare scelte migliori a livello alimentare volte a mitigare gli effetti della produzione industriale sul cambiamento climatico. Secondo un rapporto della Fao, l’impronta di carbonio annua del cibo sprecato rappresenta da sola l’8% di tutte le emissioni globali, senza considerare l’apporto dato dalla produzione di carne nell’ambito dell’allevamento intensivo. Il presupposto su cui il progetto si basa è che il settore zootecnico risulta essere di fatto responsabile di più emissioni di gas serra rispetto a tutti i trasporti combinati; l’impatto del cibo è anche influenzato da fattori quali la distanza percorsa dal prodotto, il tipo di pesticidi utilizzati e la quantità di acqua necessaria per produrre.
Nel 2015, 197 paesi siglano l’Accordo di Parigi per contenere le emissioni di gas serra, puntando a contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, con l’ambizione di abbassare l’obiettivo 1,5°C. Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo, ogni stato si deve impegnare a cambiare il modo di produrre energia e le modalità di trasporto di persone e cose, rendendo efficiente il patrimonio immobiliare, fermando la deforestazione e innovando al fine di ridurre le emissione di CO2, il principale gas serra. A fronte di una revisione di oltre 6000 referenze scientifiche, il Panel intergovernativo ha stabilito che se non si riuscirà a contenere il riscaldamento globale all’interno della soglia di 1,5 C° si raggiungerà un punto di non ritorno che porterà probabilmente a conseguenze catastrofiche.
Come si colloca la proposta dell’etichetta climatica danese nell’ambito di questa strategia?
Il governo danese, firmatario dell’Accordo sul clima di Parigi, è tra i primi 20 paesi nell’indice mondiale sul cambiamento climatico del 2018 che valuta gli sforzi per combattere il cambiamento climatico. La Danimarca lavora con l’Unione europea da 10 anni per sviluppare un’etichetta climatica ma non è semplice. Potrebbe essere necessario confrontare l’effetto del clima di un prodotto con le caratteristiche nutrizionali.
L’obiettivo è quello di sviluppare un’etichetta che sia precisa, accurata e che appaia non solo su alimenti chiaramente di forte impatto come la carne, ma anche su altri prodotti, comprese le alternative vegetali.