E’ un paradiso di biodiversità: ospita 500 mila specie viventi, inclusi 850 tipi di uccelli e addirittura 1.500 differenti orchidee. Animali e piante che qui stanno come in un Eden, grazie alle aree protette che occupano il 27 per cento del territorio. Certo, un secolo fa ben il 90 per cento era ricoperto dai boschi; ma dopo anni di deforestazione dettata dai pascoli per il bestiame, che ha trascinato tale percentuale alla punta minima del 21 per cento del 1987, negli ultimi anni s’è tornati al 50 per cento grazie ad una spinta “green” con pochi eguali al mondo. Sostenuta da una politica che favorisce chi non inquina. Tra i benefattori nazionali va ricordato Oscar Arias, premio Nobel per la pace nel 1987, che nel suo primo governo (1986-1990) creò il ministero dell’Ambiente.
Tutto questo è il Costarica, Stato caraibico dell’America centrale tra Nicaragua e Panama, esteso come Lombardia e Piemonte messi insieme. Ha poco meno di cinque milioni di abitanti, noti soprattutto per un primato: il maggiore tasso di felicità al mondo, almeno secondo la graduatoria di “Happiness in nations”.
Benessere dettato non solo dalle condizioni naturali fatte, appunto, di diffusa biodiversità, scarso inquinamento e clima mite. C’è anche una condizione sociale invidiabile, tanto che questa nazione s’è meritata l’etichetta di “Svizzera americana”: democrazia stabile da 120 anni, esercito abolito dal 1948 a favore di investimenti nella cultura e nella sanità, molti servizi gratuiti. Fare impresa è facile: poca burocrazia e tassazione sul 10-12 per cento.
A tutto ciò si aggiunge una notizia che permette al governo di calamitare premi ambientali da tutto il mondo: il Costarica ha raggiunto il 94 per cento di energia da fonti pulite. Con l’obiettivo di raggiungere il 100 per cento nel giro di qualche anno. I sistemi rinnovabili beneficiano di idroelettrico (80 per cento), geotermia (10 per cento), eolico e solare. E poi biofuel e veicoli ibridi. Il nucleare qui non esiste. Il 99,4 per cento del Paese è raggiunto dalla corrente elettrica, nonostante, come abbiamo visto, oltre il 25 per cento della sua superficie sia coperta da foreste e aree protette.
Il rapporto “Rethinking our energy future” della Banca interamericana ha calcolato che il Costarica esporterà energia per 22 volte la propria domanda interna entro il 2050.
Unico problema: la penuria di acqua, causa anche gli alti consumi legati al turismo, ai consumi di hotel e ville private.
Insieme al Costarica, nel mondo tra gli esempi positivi nel campo energetico si registra l’esperienza dell’Islanda, che ricava tutta la sua elettricità da fonti rinnovabili (circa l’85 per cento da impianti geotermici e idroelettrici), bene anche la Danimarca, che ricava il 40 per cento dell’energia dall’eolico (rinuncerà ai combustibili fossili entro il 2050). Bulgaria, Svezia ed Estonia. hanno già raggiunto i loro obiettivi di sfruttamento delle rinnovabili che avevano stabilito per il 2020.
Altro importante obiettivo del Costarica, che si vuole raggiungere entro il 2021, è quello di zero emissioni di CO2. Sarebbe un primato mondiale. Per continuare a ridurre la quantità di gas effetto serra rilasciati nell’atmosfera è quindi basilare assorbirne attraverso la fotosintesi clorofilliana dalle piante fino a raggiungere il pareggio di bilancio.
Lo Stato centroamericano è sempre più una meta di svolta per tanti italiani. Qui già ne vivono almeno quattromila, per lo più benestanti.