L'Italia è oggi sul piano normativo all'avanguardia in Europa sulle garanzie al consumatore nelle etichette alimentari, dopo la recente approvazione, con l'unanimità in commissione Agricoltura della Camera, della legge che prevede l'obbligo di indicare la provenienza dei cibi per i prodotti trasformati e non, lungo tutta la filiera e quindi in ogni fase della produzione, dai campi agli scaffali. In Italia si prevede anche l'indicazione dell'eventuale presenza di ogm. Un risultato apprezzato dal mondo dell'agricoltura, anche per le implicite garanzie per la produzione italiana, ma che è arrivato dopo lunghi anni di allarmi (dalla mucca pazza alle mozzarelle blu) che hanno disorientato i consumatori e creato pregiudizi a intere categorie di prodotti. In occasione dell'approvazione delle nuove regole, la Copagri aveva segnalato che «L'etichettatura ci pone all'avanguardia in Europa e nel mondo. Ora tocca all'Europa. Le istituzioni nazionali s'impegnino a condurre in porto l'obbligo dell'origine in tutta Europa».
E in effetti nel Parlamento Europeo, la settimana scorsa, è giunta in dirittura d'arrivo la bozza, approvata in seconda lettura dalla commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare, di una nuova normativa quadro europea, che modifica i criteri sulle informazioni contenute nelle etichette obbligatorie, introduce l'obbligo delle informazioni nutrizionali, e, tra l'altro, prevede di indicare la data del primo congelamento per prodotti a base di un unico ingrediente, come carne, pollo e pesce surgelato. Quanto all'etichetta sul paese di provenienza, che è già obbligatoria per alcuni prodotti (manzo, miele, olio d'oliva, frutta e legumi), se ne prevede l'estensione a tutte le carni e ai latticini. Dal quadro europeo rimarrebbero fuori gli alcolici, il cibo di pronto consumo non confenzionato, i prodotti artigianali.
Il complesso percorso decisionale comunitario prevede ora che la relazione legislativa, approvata in commissione con 57 voti a favore, 4 contrari e un'astensione, sia portata dalla relatrice, la democristiana tedesca Renate Sommer al vaglio dei governi nazionali riuniti nel Consiglio, in modo d'avere l'accordo degli stati prima del voto definitivo nella plenaria di Strasburgo, previsto nel luglio prossimo. A questo punto, ci saranno scadenze triennali e biennali per le varie fasi del nuovo quadro di riferimento, che porteranno l'intera industria alimentare europea ad adeguarsi. Un compito che dovrebbe essere meno difficile per quella italiana, già usa alla legislazione nazionale, che dovrebbe avere solo beneifici dai maggiori vincoli a livello europeo.