Continua, purtroppo, lo stato di crisi per il commercio al dettaglio. Istat, con i dati relativi alle vendite di febbraio, lo certifica. Flessione complessiva del –5,7% e, per le vendite non alimentari, un nuovo calo del –6,0%.
Le misure restrittive che, a fasi alterne, accompagnano da inizio anno tutto il territorio nazionale, contribuiscono a creare un quadro di crisi che per parecchie imprese che operano nella distribuzione non alimentare rischia di essere decisivo, annullando qualunque prospettiva di ripresa.
L’analisi da fare è articolata, ma si potrebbero individuare alcuni punti cardine; gli effetti della situazione contingente sul conto economico e sulla liquidità delle aziende, il perdurare di una crisi strutturale dei consumi, presente da diversi anni e che la pandemia ha severamente accentuato. Ecco perché – per Federdistribuzione – è indispensabile “legare le iniziative di sostegno alle imprese, pur necessarie, ad un pressante piano di rilancio dei consumi con una visione di ampio respiro che dia una nuova prospettiva alle imprese”.
Ma non è tutto, un certo trend negativo si registra anche sul versante delle vendite alimentari: dopo il -5,5% rilevato dall’Istat a febbraio, a marzo ci sono segnali deboli, a rete costante si registra un +0,4% sostanzialmente piatto.