Il New York Times è intervenuto recentemente sulla questione climate change, decretando che esso preoccupa le aziende di tutto il mondo anche alla luce del fatto che le risposte fornite dai governi risultano tuttora insoddisfacenti.
E viene raccontato il di Xebec Realty, società immobiliare di Dallas, che ha svolto sopralluoghi in South Carolina, una delle aree interessate dall’uragano Matthew nell’ottobre del 2016. Motivo: voglino costruire alcuni capannoni industriali, sui quali però ci si interroga. E’ fresco il ricordo delle inondazioni, nei prossimi 10 o 20 anni può accadere di nuovo? L’azienda costruttrice si è rivolta alle agenzie governative, con scarsi risultati. Nessuno ha certezze. Inoltre le mappe federali sulle alluvioni sono basate su dati storici e non sono in grado di prevedere quanto l’innalzamento del livello del mare possa aggravare le inondazioni negli anni a venire. I rapporti scientifici sul riscaldamento globale, come quelli contenuti nel National Climate Assessment, possono giusto affermare che si prevedono forti acquazzoni nel sud est del Paese, ma non se certe strade che portano a un determinato magazzino possano essere inutilizzabili durante quelle tempeste.
Insomma, c’è un bisogno ma non una risposta, quindi abbiamo un importante gap. Ora interverrà Jupiter, una start-up della Silicon Valley, che ha già raccolto 10 milioni di dollari di finanziamenti dalle società di venture capital; essa sostiene di poter avere stime valide per i prossimi decenni combinando i dati idrogeologici con i suoi modelli di previsione. Ma non sappiamo se funzionerà.
La scommessa è sempre valida e altri operatori sembrano intenzionati a seguire le orme di Jupiter. La compagnia assicurativa FM Global, scrive ancora il NY Times, studia da tempo il cambiamento climatico e offre consulenza ai suoi clienti per la messa in sicurezza degli edifici in previsione di uragani più violenti nel futuro.
Coastal Risk Consulting, un’altra start-up del settore, è attiva dal 2014 in Florida. “Secondo gli esperti – scrive ancora il quotidiano newyorchese – con l’avanzare del riscaldamento globale, i governi dovranno investire di più nei loro strumenti di previsione del clima per aiutare le città e le industrie ad adattarsi. Ad avere un ruolo saranno anche i meteorologi privati così come le aziende nate per completare il lavoro svolto dal Servizio meteorologico nazionale”.
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