Una delle conseguenze del cambiamento climatico sono le crisi alimentari più durature e su una scala mai vista prima. Gli esperti non nascondono una certa preoccupazione: variazioni sostanziali nel clima possono generare drastiche riduzioni nella capacità agroalimentare globale, simultaneamente. Le conseguenze sarebbero drammatiche, e segnali che scenari del genere possano verificarsi sempre più spesso sono già nell’aria, come dimostra un recente studio scientifico, intitolato: «Synchronous crop failures and climate-forced production variability».
Il futuro delle crisi alimentari
Anderson ha condotto lo studio assieme ad una equipe di colleghi, prendendo in considerazione variabili ambientali ricorrenti, come la El Niño Southern Oscillation, l’Indian Ocean Dipole, la Tropical Atlantic variability e la North Atlantic Oscillation. Questi fenomeni, la cui dinamica viene studiata dagli scienziati, sono direttamente correlati alla produzione alimentare in tutto il mondo.
Tali eventi meteorologici hanno un’enorme portata, influenzando tre delle principali colture a cui è legato il nostro attuale sistema agroalimentare: mais, soia e grano. Rispettivamente, si calcola che possano incidere per il 18%, 7% e 6% delle tre colture, percentuali sostanziali quando si pensa che alla soia, per esempio, è legata l’alimentazione degli animali da allevamento.
Gli scienziati sono partiti da un evento già accaduto che aveva coinvolto la El Niño Southern Oscillation, che nel 1983 aveva innescato la perdita di raccolti in diverse parti del mondo contemporaneamente. È stato l’anno record, nella storia moderna, per calo di produzione nel settore agroalimentare.
Per non incorrere in una situazione simile gli esperti stanno cercando di mettere a punti modelli che forniscano le basi per monitorare questi fenomeni, fino a ottenere uno schema predittivo sulla loro comparsa e evoluzione. Riuscire a modellare questi fenomeni è estremamente importante: se è vero che sempre meno persone hanno problemi ad accedere quotidianamente al cibo, è altrettanto vero che dipendiamo sempre di più di luoghi lontani per il nostro sostentamento.
Fonte: innaturale.com