Una videoinchiesta-choc della Cgil in Sicilia testimonia il ritorno dello sfruttamento dei bambini nelle campagne.
Racconta Massimo Malerba, sindacalista della Cgil di Catania: “Abbiamo ripreso bambini che andavano a lavorare, e altri chiusi dentro i furgoni, in attesa per ore dei genitori, nei campi a raccogliere arance. Il lavoro è fatto soprattutto di immagini prese nelle piazze di Acireale, Aci Catena, Adrano e Paternò, dove già alle 5 del mattino uomini e donne, soprattutto stranieri irregolari, aspettano i furgoni che li porteranno in campagna. A decidere chi deve andare nei campi per 12 ore di lavoro pagate 30 euro «sono i caporali di nazionalità rumena, d'accordo con gli italiani”
Le immagini fanno parte di “Terranera”, videoinchiesta di 23 minuti che verrà presentata oggi 12 marzo in anteprima a Catania, realizzata con il regista Riccardo Napoli e l'aiuto dei sindacalisti Alfio Mannino e Pino Mandrà, della Federazione dei lavoratori dell'agroindustria Flai, legata alla Cgil.
“La maggioranza dei lavoratori viene dalla Romania e dal Maghreb, e abbiamo conosciuto le loro storie grazie al lavoro di sindacato su strada che Alfio e Pino della Flai fanno quotidianamente. Proprio per questo il documentario si svolge non tanto nelle campagne, ma nelle piazze dove i caporali reclutano. Per ogni giornata di lavoro poi pretendono dai cinque ai 15 euro, a seconda di dove i lavoratori andranno a lavorare – continua il sindacalista, le cui dichiarazioni sono riportate da “Meridionews”. Le piazze etnee funzionano infatti come dei veri e propri centri di smistamento, con uomini e donne spediti “nel Calatino, a Palagonia, a Scordia ma anche nel siracusano – continua Malerba. E racconta: “Abbiamo scoperto bambini dai dieci ai quindici anni che vanno anche loro a lavorare nei campi, altri più piccoli chiusi per tutto il giorno in attesa nei furgoni, senza andare a scuola”. Nella videoinchiesta è presente anche la città di Vittoria: “Abbiamo intervistato Beniamino Sacco, il parroco che ha denunciato lo scandalo delle lavoratrici rumene costrette ad avere rapporti sessuali con caporali e titolari delle aziende agricole. E a parte alcune zone dove la situazione è molto meno grave, come Biancavilla, possiamo dire che in tutta la Sicilia orientale il problema dello sfruttamento è identico – conclude Malerba.
Alfio Mannino, segretario provinciale Flai, afferma che su due lavoratori nelle campagne, almeno uno è in nero. E che su 230 rumeni che ci sono negli elenchi dei lavoratori a Paternò, 80 sono assunti per meno di dieci giornate, contro le 73 necessarie per accedere alle indennità con requisiti ridotti. E sempre negli elenchi della città solo in sette provenienti dal Marocco sono registrate, quando soltanto in un’azienda agricola visitata ce ne erano ben 43 provenienti dal Nord Africa. Un’evasione contributiva evidente da parte delle aziende.
“Vorrei che si vedesse la crisi dell'agricoltura nell'insieme – conclude Mannino. “Si tratta di un lavoro fisico, ed è quindi impensabile che si possa svolgere fino a 67 anni”.