Come ormai ben noto, la situazione commerciale dei cereali risente moltissimo delle tensioni che arrivano dal fronte orientale. Ma non sono solo i prezzi alle stelle del grano a preoccupare, ora c’è da fronteggiare anche il rischio di carenza della materia prima in conseguenza del blocco russo nei porti ucraini.
Il prezzo del grano è aumentato da febbraio a oggi del +52% e solo nell'ultimo mese l’apprezzamento è stato del +16%. A tale situazione critica si aggiunge un’altra problematica seria. Nonostante le rassicurazioni reiterate nel tempo, il problema approvvigionamento esiste.
In parte la questione è logistica, perché il blocco sul mar Nero non permette all'Ucraina di esportare, mentre dall'altra parte la Russia ha di molto ridotto le sue esportazioni. C'è poi una questione di ritenzione, perché quasi tutti i paesi europei esportatori stanno rallentando l'offerta/export, in virtù del fatto che c’è meno prodotto in circolazione, non tanto per velleità speculative ma per mera prudenza data l’incertezza sulla situazione e sulla sua durata nel tempo.
La conseguenza sul mercato è che, non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche in paesi come l'Italia, importatore per il 60% di grano tenero, rischiamo di assistere a concrete difficoltà di approvvigionamento di cereali. Il rischio è che la mancanza di offerta si ripercuoterà su aziende alimentari e consumatori molto più duramente di quanto non stia già accadendo con l'aumento dei prezzi, tanto più che i cereali sono trasversali a tutti i settori alimentari e quindi tale situazione non sarà relativa solo a qualche prodotto, ma a tutta la filiera (carne, uova, pasta, formaggi, latte). .