La Francia chiuderà tutte le centrali elettriche a carbone entro il 2021. Lo ha annunciato il presidente francese Macron, nel corso dell’intervento che ha tenuto in occasione del World Economic Forum di Davos. L’inquilino dell’Eliseo ha affermato di voler “fare della Francia un modello nella lotta contro il cambiamento climatico“, ponendo la dismissione centrali a carbone al centro della sua agenda economica e delle politiche energetiche.
Secondo Macron, quello della dismissione delle centrali a carbone a breve termine è un obiettivo che porterà alla Francia dei vantaggi in termini di attrattività e competitività. Perché grazie alla green economy sarà possibile creare nuovi posti di lavoro e attirare l’interesse degli investitori. Una strategia non solo in favore dell’ambiente, dunque, ma anche del benessere economico.
Il presidente francese ha anche invitato l’Ue a fare di più per accelerare questo passaggio da un’economia basata sui combustibili fossili a una maggiormente sostenibile da un punto di vista ambientale, promuovendo ad esempio il meccanismo della carbon tax. Stabilire un prezzo minimo per la CO2 emessa, incentivando economicamente al tempo stesso tutti i soggetti che dimostrino di aver ridotto le emissioni inquinanti, potrebbe essere una strada percorribile per la lotta al cambiamento climatico.
L’industria del carbone non sta sicuramente vivendo un periodo florido. Secondo alcuni dati diffusi da Carbon Tracker nel suo nuovo rapporto, più della metà dei 619 impianti a carbone in Ue stanno perdendo denaro. Le perdite sono state stimate in 22 miliardi di euro entro il 2030. D’altro canto però, i piani del settore per chiudere gli impianti e soprattutto per compensare l’energia necessaria con progetti a basso impatto ambientale e che sfruttino le rinnovabili sono ancora troppo lenti e tardivi.
L‘utilizzo del carbone in Europa sta scendendo di anno in anno ma la percentuale, stimata intorno all’1%, è ancora troppo bassa rispetto a quella necessaria per poter stabilire che si stia andando nella giusta direzione per contrastare i cambiamenti climatici. Aspettare quindi che la dismissione centrali a carbone a fine vita avvenga secondo i piani fissati da alcuni paesi, significherebbe arrivare a produrre una quantità di CO2 superiore dell’85% rispetto ai limiti fissati dall’Accordo di Parigi.