Quale sarà il futuro del carbone in Italia? Sono migliaia le adesioni alla petizione di WWF Italia, Greenpeace, Legambiente e altri soggetti, che chiedono al governo la chiusura definitiva di tutte le centrali a carbone entro il 2025. In questi giorni sta terminando la consultazione sulla proposta di Strategia energetica nazionale (SEN), avanzata dal Mise e dal Ministero dell’Ambiente.
Il passo successivo dovrebbe essere l’elaborazione e la pubblicazione del testo definitivo. "Con la SEN, l’Italia ha l’occasione di decidere di uscire dal carbone, salvando così migliaia di vite e cambiando le sorti del futuro energetico del nostro Paese. In Italia, le 12 centrali a carbone esistenti nel 2013 causavano circa 10 morti premature a settimana e costavano agli italiani ogni anno 1,4 miliardi di euro di spese sanitarie. Oggi, di quelle 12 centrali ne restano operative 8, tra cui le più grandi e inquinanti; gli impatti sono appena ridotti", scrivono le associazioni promotrici.
Il carbone è tra i combustibili fossili quello che, se bruciato, emette più CO2 ed è quindi tra i principali responsabili del cambiamento climatico, con devastanti conseguenze. A livello globale, si parla di 2 miliardi di potenziali “rifugiati” climatici nel 2100. Nella bozza di strategia nazionale presentata a metà giugno, per la prima volta si prende in esame l’uscita dal carbone come fonte di energia elettrica, ma il Governo non ha ancora assunto una posizione netta e ambiziosa a favore di una data certa e possibile: per i promotori della petizione, il carbone in Italia deve chiudere entro il 2025.
"La proposta di strategia prevede: uno scenario base, con il mantenimento di quattro centrali su 10, tra cui la centrale di Brindisi, la più inquinante d’Italia; uno intermedio, con la chiusura anche di Brindisi, e uno più avanzato, che prevede la chiusura di tutte le centrali entro il 2030, e non al 2025, come necessario. Il Governo, però, cerca in qualche modo di disincentivare questo ultimo scenario paventando alti costi e frapponendo ostacoli. Posporre questo passo di 5 anni, far sopravvivere il carbone fino al 2030, costerebbe invece migliaia di vita umane e comporterebbe costi sanitari maggiori dei 2,7, miliardi preventivati per l’abbandono di quel combustibile al 2025. Per non parlare dei costi altissimi per il clima, delle migliaia di ettari di terreni agricoli avvelenati. Uscire dal carbone è l’occasione per creare nuovi posti di lavoro con una vera e giusta transizione verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Oggi abbiamo a disposizione tutte le tecnologie e conoscenze per guardare a un futuro 100% rinnovabile".
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