La gig economy, modello basato sul lavoro a chiamata, irrompe in agricoltura, creando i caporali digitali. Si tratta di alloggi e trasporti per i lavoratori intermediati da algoritmi dove la veste tecnologica nasconde in realtà fenomeni molto simili, appunto, al caporalato tradizionale. A parlarne è stato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Orlando, intervenuto insieme al ministro Patuanelli all’evento organizzato dalla Regione Lazio al Cnel e denominato “Qualità del lavoro in agricoltura”.
“Rendere inutile il caporale è la migliore strategia che si può mettere in atto”, le parole del ministro Orlando, precisando quanto sia fondamentale la questione della logistica per i lavoratori impegnati in tale comparto. Un fenomeno sul quale, grazie ad un investimento del ministero del Lavoro con Anci, è stata realizzata una mappatura della presenza dei lavoratori stranieri impegnati nell’agroalimentare che vivono in realtà informali o formali. Il risultato, ha poi riferito il ministro, è che hanno risposto 3.833 comuni di cui 38 hanno questo tipo di insediamento; un lavoro importante che è stato la precondizione per l’utilizzo dei 200 milioni del Pnrr dedicati al superamento dei ghetti.
Un fronte conoscitivo sul quale si è mosso anche il ministro Patuanelli che ha affidato al Crea la mappatura dei fabbisogni di manodopera agricola “per arrivare ad una corretta valutazione della congruità del suo utilizzo in azienda”; anche questo, passaggio fondamentale per contrastare il caporalato. Intanto non si ferma l’attività dei controlli. Nel 2021 l’Inps ha scoperto 70 mila rapporti di lavoro fittizi soprattutto in agricoltura, persone che “i campi non li hanno nemmeno visti”.