“Siamo chiaramente favorevoli alla lotta contro le droghe e anzi auspichiamo che venga intensificata. Ma allo stesso tempo chiediamo che venga posta l’attenzione sui derivati della coltivazione, legale e consentita, classificabili come prodotti di natura agricola. Chiediamo in tal senso certezze, perché il provvedimento di ieri rischia di produrre lo smantellamento di intere strutture commerciali, oltre che un serio danno a tutta la nostra produzione agricola nazionale, in pieno sviluppo grazie alla legge 242/16”, il commento a caldo di Mario Serpillo, presidente nazionale dell’Unione Coltivatori Italiani.
In virtù della sentenza, le infiorescenze non potranno più essere commercializzate in quanto integrano il reato previsto dal Testo Unico sulle droghe (articolo 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990).
“Un’interpretazione estensiva, ma arbitraria, di alcune realtà imprenditoriali, ha favorito la nascita del business di taluni prodotti derivati, che hanno pure avuto un positivo riscontro dal mercato ma sono, di fatto, non consentiti, come esplicato dalla sentenza”, le parole di Antonino Chiaramonte, presidente dell’ Associazione Nazionale Coltivatori Italiani di Canapa (Ancica), realizzata insieme all’Uci.
Ora lo stop della Cassazione, che si aggiunge ad un precedente parere sfavorevole del Consiglio Superiore di Sanità (21 giugno 2018). Per le aziende della filiera è pieno caos e il rischio di perdere investimenti si fa più concreto.
“Evitando sensazionalismi ma rimanendo sui fatti, voglio preannunciare che porteremo avanti iniziative in ambito sindacale per tutelare le produzioni che rispettano la normativa e per attuare un serrato confronto all’interno delle commissioni parlamentari competenti, al fine di produrre un’informazione dettagliata sia per gli operatori economici della filiera che per i consumatori. E’ già in programma, qui nel Lazio, un importante convegno destinato a diventare il tavolo su cui ogni attore, parte di tale importantissimo settore, porterà le proprie competenze per un confronto utile alle necessarie azioni politiche ”, ha concluso lo stesso Serpillo.
L’Unione Coltivatori Italiani ha dato vita ad una specifica realtà associativa, l’Ancica appunto, assieme ad Antonino Chiaramonte, da anni impegnato nell’incentivare il mondo agricolo a conoscere e sperimentare la produzione della canapa come valida alternativa a colture come il grano, sempre meno remunerative. La particolarità della canapa sta nel fatto che, oltre a prevedere bassi costi di produzione, non richiede ulteriori investimenti in macchinari.
Ancica, forte del sostegno e della presenza sul territorio nazionale dell’Uci, si pone come interlocutore tra il mondo della produzione e la politica, Commissione agricoltura della Camera e del Senato in primis, a cui sottoporre con forza tutto il tema della canapa che, oggi più che mai, necessita di chiarezza e di puntualizzazioni per far sì che tutto ciò si trasformi in occupazione, reddito e tutela del mondo rurale.