Il caldo di questo periodo, per quanto piacevole e capace di farci risparmiare sulla bolletta del riscaldamento, sta provocando sconquassi importanti in campo agricolo. Assistiamo a radicchi scoloriti, che senza freddo non riescono ad arrivare a maturazione in Veneto. All’invasione di cormorani, moltiplicati in Puglia facendo strage di pesce negli allevamenti e in mare aperto. Ogni Cormorano mangia fino a 10 chili di pesce al mese, oltre 300 grammi al giorno lasciando, tra l’altro, pesci feriti nell’attività predatoria e con il rischio della diffusione di malattie e parassiti. Stiamo parlando di una vera e propria emergenza alla luce dei danni provocati all’itticoltura e alla vita stessa dei pesci nei mari: l’attività predatoria dei cormorani, infatti, sottopone a forte stress la vita marina poiché è talmente intensa da non permettere la crescita, lo sviluppo e la riproduzione delle specie di cui si nutrono. Fino alle api sconvolte dal clima, che escono troppo presto dagli alveari e a piante come mimose, noccioli e limoni con fiori fuori stagione che rischiano di essere bruciati dal gelo.
Sono questi alcuni degli effetti del caldo anomalo di questo inverno. Un inverno che stenta ad arrivare dopo un 2022 che si classifica come l’anno più bollente mai registrato prima in Italia, con una temperatura media superiore di 1,15 gradi e la caduta del 30% di precipitazioni in meno, rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.
Si accentua, comunque, la tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. L’agricoltura è l’attività economica che più vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno già superato nel 2022 i 6 miliardi di euro.
La natura è in tilt lungo tutta la Penisola per il caldo anomalo: le mimose già fiorite con mesi di anticipo rispetto alla festa della donna dell’8 marzo. Ma tutte le coltivazioni, a partire dalla frutta, sono ingannate dal clima e si stanno predisponendo alla ripresa vegetativa con produzioni a rischio con il probabile arrivo del freddo e del maltempo.
Preoccupa non poco la possibilità che nelle prossime settimane le repentine ondate di gelo notturno brucino fiori e gemme di piante e alberi, con pesanti effetti sui prossimi raccolti futuri. Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che, dicono gli esperti, si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.