Ci sono specie protette, come aquile, cicogne, falchi. E poi ci sono quelle rarissime, come l’ibis eremita. Sono 8 milioni i volatili che illegalmente ogni anno in Italia finiscono vittime delle doppiette. Numeri e analisi del fenomeno del bracconaggio nel nostro Paese arrivano dal dossier del Wwf «#FurtodiNatura: storie di bracconaggio Made in Italy», presentato recentemente.
Fucili, archetti, reti, tagliole. Sono gli «attrezzi» illegali che vengono usati per stanare e poter uccidere gli animali e che rendono i boschi del una trappola diffusa per gli uccelli. Tanto che, spiega il Wwf, sono 27 le aree ad alto tasso di bracconaggio, comprese quelle marine. Nelle Valli bresciane si catturano i passeriformi con trappole e roccoli (strutture ad hoc per la cattura degli uccelli); nelle isole di Ischia e Procida si aspetta il periodo di migrazione per sparare a milioni di piccoli volatili; nelle isole Pontine si spara addirittura ai delfini; lungo l’Appennino tosco-emiliano fucili puntati contro lupi e rapaci. Nello Stretto di Messina, attraversato ogni anno da 30-45mila uccelli migratori, non è stata ancora debellata completamente l’uccisione illegale di rapaci, cicogne, gru.
Esiste anche un legame tra bracconaggio e criminalità organizzata, come nell’area del casertano in cui sono stati per molti anni affittati anche a malavitosi i bunker interrati utilizzati per gli appostamenti alla fauna; molti bracconieri inoltre utilizzano spesso i «servizi» della malavita, comprando armi modificate o con matricole cancellate, oppure sfruttano i canali di vendita illegali per smerciare gli animali.
I dati diffusi dal Wwf non sono una novità. Secondo BirdLife International (numeri diffusi in Italia dalla Lipu) sono 25 milioni i volatili di oltre 450 specie catturati o uccisi ogni anno nella regione del Mediterraneo, principalmente a scopi alimentari (per il consumo in proprio o venduti a scopo di profitto), per sport o per essere utilizzati come uccelli da richiamo nella caccia. Il più alto numero di uccelli catturati o uccisi nella regione del Mediterraneo si registra in Italia (tra i 3,4 e i 7,8 milioni), Egitto (tra i 700mila e i 10,6 milioni), e Siria (tra i 2,9 e i 4,9 milioni).
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