Secondo i dati diffusi dall'Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, nel nostro Paese i primi due mesi del 2011 hanno segnato un più 13% di vendite. Si tratta di un'onda lunga, in quanto nel 2010 è stato registrato un incremento dell'11,6%. A trainare la crescita sono soprattutto pasta e riso (più 68,8%) e latte e formaggi (più 20,7%). Buoni segnali anche dall'ortofrutta (nel primo bimestre il segmento guadagna quasi il 12%, con un peso sul totale degli acquisti di biologico pari al 23%), settore tra i più difficili. A concorrere ai dati positivi c'è anche la sempre più sostenuta presenza di ristoranti (+24%), agriturismi (+11%) e mense scolastiche (+10%) con menù biologici.
Tra i motivi di questa crescita c'è indubbiamente la maggiore sensibilità da parte dei consumatori verso il "mangiar sano". Ma anche una maggiore visibilità assicurata dagli organi d'informazione. Infine la maggiore presenza di bio nelle catene della grande distribuzione, supermercati, ipermercati e discount. Un atteggiamento ormai internazionale, dal momento che il comparto biologico alimenta un giro d'affari mondiale che nel 2010 ha raggiunto i 54,9 miliardi di dollari complessivi, in Europa di 18 miliardi di euro l'anno, di cui oltre 2 miliardi "prodotti" nel Belpaese.
Il dato risalta ancora di più dal momento che il settore dell'alimentazione tradizionale è in fase di ristagno. Secondo un'organizzazione del settore, si sarebbe addirittura registrato il "sorpasso" della frutta e verdura "bio" rispetto a quella cosiddetta convenzionale. Nel dettaglio, i consumi di patate biologiche sarebbero cresciuti tra gennaio e febbraio del 17,2% rispetto al più 4,3% di quelli "normali"; i finocchi bio del 32,4% contro l'1,4% dei convenzionali.