Le opportunità di sviluppo legate agli alimenti biologici, locali e freschi sono state discusse dalla commissione Risorse naturali (NAT) del Comitato europeo delle regioni. Leader regionali e locali da tutta Europa hanno condiviso di sviluppare una strategia integrata che intervenga in modo coordinato su produzione alimentare, agricoltura, ambiente, salute dei consumatori, sviluppo rurale, garantendo la coerenza tra regolamenti e incentivi finanziari UE.
Il Comitato chiede una prospettiva di a lungo termine per rispondere a tre problemi principali: assicurare la produzione di alimenti a prezzi accessibili per far fronte a una domanda in aumento; provvedere alla gestione sostenibile delle risorse naturali senza danneggiare l'ambiente e mettere a rischio la biodiversità; contribuire allo sviluppo territoriale equilibrato delle zone rurali dell'UE e delle loro comunità.
“L'Europa ha bisogno di una politica alimentare sostenibile, basata sul valore aggiunto rappresentato dalle diverse culture alimentari esistenti e allo stesso tempo di regole di mercato uniformi, che rafforzino i cicli regionali di produzione e consumo” ha sottolineato Arno Kompatscher (IT/PPE), presidente e consigliere della Provincia autonoma di Bolzano, e relatore del parere Verso una politica alimentare sostenibile dell'UE che porti occupazione e crescita nelle regioni e città d'Europa, nel corso della 12a riunione della commissione NAT, svoltasi a Bruxelles il 2 febbraio.
La produzione alimentare sostenibile offre una risposta alla crescente consapevolezza dei cittadini circa l'attuale impatto della produzione alimentare sull'ambiente, come pure alla tendenza verso alimenti più sani, prodotti in modo etico. Gli alimenti sostenibili sono biologici, locali e freschi.
I rappresentanti degli enti locali hanno sottolineato la necessità di incentivare e sostenere lo sviluppo di sistemi di produzione agricola su piccola scala e di promuovere la diversificazione delle specie coltivate e l'agricoltura biologica, e hanno sostenuto lo sviluppo di reti alimentari alternative, compresi i mercati degli agricoltori.
Il parere della commissione NAT segnala l'importanza di campagne d'informazione volte a promuovere un'alimentazione sana: adozione di diete con una maggiore componente vegetale, comprendenti molta frutta e verdura, riduzione del consumo di carne, grassi e zuccheri, promozione dell'acquisto di alimenti freschi e stagionali prodotti a livello locale o regionale con metodi sostenibili.
Regioni e città europee chiedono alla Commissione di chiarire, con orientamenti ad hoc, le attuali norme sugli appalti pubblici con l'obiettivo di sostenere l'adozione di criteri di sostenibilità negli acquisti di cibo e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, consentendo la promozione di prodotti alimentari locali. I rappresentanti locali hanno insistito infine, sulla riduzione dell'impatto ambientale complessivo del sistema alimentare attraverso una pianificazione strategica integrata a livello regionale e locale.
Il parere sarà adottato dal Comitato europeo delle regioni nella seduta plenaria del 22 Marzo prossimo.
Ulteriori informazioni
Oggi l'UE è il maggiore esportatore di prodotti agricoli a livello mondiale, e l'agricoltura rappresenta un suo pilastro economico fondamentale. Il settore agroalimentare dà lavoro a 47 milioni di persone in 15 milioni di imprese, in settori quali la trasformazione dei prodotti alimentari, il commercio al dettaglio e i servizi, e contribuisce al saldo positivo della bilancia commerciale per 17 802 milioni di euro, ossia il 7,2 % del valore totale delle esportazioni dell'UE. La produzione agricola si estende su circa la metà del territorio terrestre dell'Europa ed è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare. Oltre a fornire alimenti, essa ha un ruolo socioeconomico molto importante, in particolare nelle zone rurali, e racchiude un notevole valore sul piano culturale, storico e sociale. Questo modello di agricoltura intensiva ha tuttavia un prezzo. Dalla relazione sullo stato dell'ambiente, pubblicata nel 2015 dall'UE, emerge che l'agricoltura europea è un fattore determinante della perdita di biodiversità, in quanto provoca il degrado del suolo, la contaminazione delle acque e la diminuzione del numero di agenti impollinatori. L'agricoltura ha inoltre un impatto significativo sul clima, dato che è una delle principali fonti di emissioni di gas a effetto serra attraverso il rilascio di questi gas nell'atmosfera. Al settore alimentare (compresa la produzione primaria) è imputabile più del 25 % delle emissioni mondiali di gas a effetto serra. La situazione potrebbe anche peggiorare, visto che da qui al 2050 si prevede un aumento del 76 % nel consumo mondiale di carni e di prodotti di origine animale. L'agricoltura industriale rappresenta inoltre una delle cause principali della perdita di biodiversità. La biodiversità risente fortemente della scomparsa di specie selvatiche, dell'abbandono della produzione di varie specie, e della perdita della diversità genetica all'interno delle specie. Alla produzione alimentare è riconducibile il 60 % della perdita di biodiversità terrestre a livello mondiale. Oltre a far fronte a questo impatto negativo sull'ambiente, la futura produzione alimentare sarà alle prese con le sfide provocate dalla crescente popolazione mondiale – che secondo le stime raggiungerà i 9,7 miliardi di persone da qui al 2050 – dai nuovi modelli di consumo alimentare e dall'aumento dell'urbanizzazione.